La vicenda di Yara Gambirasio, tragicamente scomparsa a Brembate Sopra nel novembre 2010 e ritrovata a Chignolo d’Isola il 26 febbraio 2011, continua a generare ripercussioni legali e scientifiche. A distanza di anni dalla condanna definitiva di Massimo Bossetti, il tribunale di Bergamo ha disposto la messa a disposizione della difesa dell’uomo, attualmente detenuto, di un corpus di materiale probatorio cruciale: copie ad altissima risoluzione di immagini fotografiche relative al caso e, soprattutto, i tracciati elettroferografici derivanti dalle analisi del DNA eseguite dal Ris di Parma.Questo atto giudiziario, emesso in seguito a un precedente provvedimento della Corte d’Assise risalente al 2019, apre una nuova fase nel lungo e controverso iter processuale. Le immagini, presumibilmente contenenti dettagli non precedentemente accessibili, e i dati elettroferografici – rappresentazioni grafiche delle complesse analisi del DNA – saranno sottoposti all’esame del consulente della difesa, il professor Marzio Capra, noto genetista e baluardo della revisione scientifica nel caso.La centralità di questi elementi risiede nel ruolo determinante che il DNA di Bossetti ha giocato nella sua condanna. Inizialmente identificato come “Ignoto 1”, un profilo genetico non associabile a nessun individuo noto, il DNA nucleare di Bossetti è stato successivamente ritrovato su indumenti intimi appartenenti alla giovane ginnasta. Questa scoperta, che ha rappresentato la pietra angolare dell’accusa, ha innescato un complesso confronto genetico che ha portato all’identificazione e all’arresto del carpentiere di Mapello nel giugno 2014.Tuttavia, la vicenda ha sempre sollevato interrogativi e dubbi, soprattutto per quanto riguarda la corretta interpretazione dei risultati genetici e la possibile contaminazione del materiale biologico. L’accesso a queste copie ad alta definizione e ai dati elettroferografici da parte della difesa mira a una rivalutazione scientifica approfondita, con l’obiettivo di verificare la validità delle procedure di analisi del DNA e l’eventuale presenza di elementi che possano inficiare la certezza dell’identificazione.La decisione del tribunale di Bergamo segna dunque un momento significativo nel processo di revisione del caso Yara Gambirasio, aprendo la strada a un’analisi più dettagliata e potenzialmente rivelatoria degli elementi probatori che hanno portato alla condanna di Massimo Bossetti, sempre proclamato innocente. L’esito di questa nuova valutazione scientifica potrebbe avere conseguenze rilevanti per il futuro del procedimento giudiziario e per la ricerca della verità in una vicenda che ha profondamente scosso l’opinione pubblica.
Nuova svolta nel caso Yara: riapre il dibattito sul DNA di Bossetti.
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