Nell’ottobre 2024, Olbia si è distinta come laboratorio vivente di monitoraggio ambientale grazie a un’iniziativa di citizen science senza precedenti. Un’alleanza tra il liceo scientifico Mossa, il classico linguistico Gramsci e l’istituto tecnico Deffenu, con il sostegno della Fondazione con il Sud e l’associazione hub.MAT, ha visto la collaborazione di studenti e volontari per installare una rete di sessanta campionatori passivi di biossido di azoto (NO₂), un inquinante atmosferico primariamente derivante dalla combustione di combustibili fossili in motori diesel, tipicamente presenti in veicoli terrestri e navali. Il progetto “Mezzo 1/2”, coordinato da Cittadini per l’Aria e Fab Lab Olbia, ha mirato a fornire un quadro dettagliato della qualità dell’aria locale, andando oltre i dati provenienti dalle tradizionali stazioni di monitoraggio.Per un periodo di quattro settimane, i dispositivi hanno raccolto campioni che, sottoposti ad analisi, hanno rivelato un quadro inaspettatamente positivo. Sebbene le concentrazioni medie di NO₂ riscontrate nell’aria di Olbia risultino generalmente inferiori a quelle riscontrate in altre città italiane di pari dimensioni, il risultato non deve essere interpretato come un’assenza di problematiche. Il dato positivo è strettamente correlato all’audace politica urbanistica adottata dal comune olbiese fin dal 2021: il limite di velocità di 30 chilometri orari per tutto il traffico veicolare, una misura pionieristica in Italia che ha contribuito a ridurre significativamente le emissioni. La particolare conformazione geografica della città, situata lungo la costa, ha inoltre favorito una maggiore dispersione degli inquinanti.Nonostante ciò, l’analisi ha evidenziato che diverse aree, in particolare lungo le principali arterie stradali come via Aldo Moro e via Vittorio Veneto, superano ancora i limiti raccomandati di 10 µg/m³ stabiliti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). In alcuni punti, si registrano picchi preoccupanti che superano i 26 µg/m³, indicando la necessità di interventi mirati.L’iniziativa ha superato il semplice monitoraggio ambientale, trasformandosi in un’esperienza pedagogica ed educativa di grande valore. Gli studenti non si sono limitati a posizionare i campionatori; hanno partecipato attivamente alla geolocalizzazione dei punti di rilevamento e hanno contribuito alla diffusione di informazioni attraverso la realizzazione di volantini informativi, sensibilizzando la comunità locale sull’importanza della qualità dell’aria.Anna Gerometta, presidente di Cittadini per l’Aria, ha sottolineato come la calibrazione dei dati ottenuti tramite i campionatori passivi, confrontati con i dati forniti dall’ARPA (Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale), confermi che Olbia si posiziona in una situazione di vantaggio rispetto ad altre realtà urbane. Tuttavia, ha aggiunto, la “città a 30 km/h” rappresenta solo un primo passo. L’analisi dettagliata dei dati ottenuti suggerisce la necessità di approfondire l’indagine, identificando le fonti di emissione più critiche e implementando strategie di mitigazione più efficaci, che potrebbero includere l’incentivazione della mobilità sostenibile, l’ottimizzazione del trasporto pubblico e l’adozione di tecnologie innovative per la riduzione delle emissioni. Il progetto, quindi, si configura come punto di partenza per una riflessione più ampia sulla sostenibilità ambientale e sulla qualità della vita nella città di Olbia.
Olbia a 30 km/h: citizen science rivela qualità dell’aria sorprendente
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