La vicenda del progetto Ombrina Mare, e la conseguente battaglia legale tra la società petrolifera Rockhopper e lo Stato italiano, si conclude con un significativo punto di svolta. La Corte d’Appello dell’ICSID (Centro internazionale per la risoluzione delle controversie in materia di investimenti), ha annullato la precedente sentenza che condannava l’Italia a risarcire Rockhopper per 190 milioni di euro. Questa somma era stata inizialmente assegnata alla compagnia a seguito dell’archiviazione del progetto di estrazione petrolifera al largo delle coste abruzzesi, una decisione che scaturì da un’ondata di contestazione popolare senza precedenti.Il progetto, situato a brevissima distanza dalla costa dei Trabocchi, un’area di inestimabile valore ambientale e culturale, fu fermato a seguito di massicce mobilitazioni nel 2013 e 2015. L’opposizione locale, sostenuta da comitati civici, associazioni ambientaliste e movimenti per l’acqua, evidenziò i rischi ambientali legati all’estrazione in un mare chiuso come l’Adriatico, e la potenziale devastazione di un ecosistema fragile e produttivo.La controversia si era innescata quando Rockhopper, ritenendo lesi i propri diritti in base al Trattato sull’Energia (un accordo che l’Italia aveva poi abbandonato), aveva avviato un arbitrato internazionale. La sentenza preliminare, a favore della società, aveva innescato un acceso dibattito in Italia, dove la questione del risarcimento si era intrecciata con una narrazione deviata. Secondo diverse voci critiche, tra cui quelle emerse dal Forum H2O, si era tentato di screditare le legittime proteste popolari, distogliendo l’attenzione dalle implicazioni problematiche del Trattato sull’Energia stesso, e dalle scelte politiche che lo avevano portato alla firma.L’annullamento del risarcimento rappresenta, di per sé, una vittoria legale per l’Italia, ma solleva interrogativi più ampi. La vicenda Ombrina Mare è un esempio emblematico delle tensioni tra interessi economici a breve termine e sostenibilità ambientale a lungo termine, e mette in luce le conseguenze delle clausole contenute in trattati internazionali come l’Energia, spesso imposti senza un adeguato confronto pubblico.La decisione della Corte d’Appello ICSID, pur risolvendo una specifica controversia, non cancella la necessità di una profonda riflessione sul modello energetico italiano e sul ruolo dell’Italia nel contesto internazionale. L’abbandono del Trattato sull’Energia da parte dell’Unione Europea, e la crescente consapevolezza degli impatti devastanti dei combustibili fossili sul clima, impongono un cambio di paradigma radicale: abbandonare le fonti fossili non è più una scelta, ma un imperativo etico e ambientale. La difesa del clima richiede azioni concrete, non promesse vuote o la ricerca di nuovi pozzi petroliferi in un mare già fragile.
Ombrina Mare: Italia vince appello, ma restano i dubbi sul futuro energetico.
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