Durante l’ondata di calore che ha recentemente investito il Piemonte, il reparto di pronto soccorso delle Molinette, il principale ospedale della Città della Salute di Torino, ha registrato un andamento clinico peculiare, meno drammatico delle aspettative iniziali, ma comunque significativo. Contrariamente a quanto preventivato, non si è verificato un afflusso di pazienti affetti da colpo di calore acuto, con necessità di immediato supporto intensivo e monitoraggio in terapia critica.Tuttavia, l’équipe medica ha notato un incremento del 20% nei casi di pazienti che si presentavano con sintomatologia legata alla compromissione dell’equilibrio idro-elettrolitico. Si trattava prevalentemente di individui già debilitati, spesso affetti da comorbidità multiple – condizioni mediche preesistenti che rendono l’organismo più vulnerabile – e caratterizzati da preesistente ipotensione (pressione sanguigna bassa) e in trattamento con farmaci diuretici, i quali, paradossalmente, possono contribuire alla perdita di liquidi corporei.L’aumento dei casi di disidratazione, ipotensione ortostatica (un calo della pressione sanguigna quando ci si alza), sincope (perdita di coscienza transitoria) e alterazioni degli elettroliti (minerali essenziali per il corretto funzionamento cellulare, come sodio, potassio e magnesio) suggerisce un meccanismo di vulnerabilità amplificata. La combinazione di un ambiente caldo e umido, la presenza di patologie croniche e l’assunzione di farmaci specifici hanno creato una tempesta perfetta, esponendo questi pazienti fragili a un rischio maggiore di squilibri fisiologici.L’incremento dei casi evidenzia la necessità di una maggiore sensibilizzazione e di strategie preventive mirate a questa specifica popolazione a rischio. Non si tratta di una situazione di emergenza improvvisa, ma piuttosto di un’espressione, accentuata dalle condizioni meteorologiche estreme, di una vulnerabilità latente all’interno della comunità. L’osservazione clinica suggerisce che l’attenzione dovrebbe concentrarsi non solo sulla gestione acuta dei casi più gravi, ma anche sulla promozione di misure di prevenzione primaria, come l’educazione alla corretta idratazione, la gestione farmacologica personalizzata e il monitoraggio proattivo dei parametri vitali, in particolare per i pazienti con plurime patologie e in terapia diuretica. La definizione “ordinaria per il periodo estivo” appare, in questo contesto, una semplificazione che rischia di oscurare la complessità delle dinamiche cliniche in atto e la necessità di interventi mirati.
Ondata di calore a Torino: squilibri idro-elettrolitici, non solo colpi di calore.
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