L’ondata di calore eccezionale che sta investendo la Lombardia sta mettendo a dura prova il settore lattiero-caseario, con conseguenze dirette sulla produttività degli allevamenti. Secondo le analisi di Coldiretti Lombardia, le elevate temperature, esacerbate dall’umidità opprimente, stanno determinando una contrazione significativa nella produzione di latte, stimata in media nel 10% rispetto alle normali condizioni climatiche. In alcune aziende, questa diminuzione può raggiungere il 15%, con un deficit giornaliero che si avvicina ai due milioni di litri.Questo calo non è un fenomeno isolato, ma il risultato di una complessa interazione di fattori fisiologici e comportamentali. Le bovine, sensibili alle variazioni ambientali, reagiscono al caldo eccessivo con una riduzione dell’appetito. La necessità di mantenere l’equilibrio idrico del corpo, cruciale per la termoregolazione, impone un aumento dell’assunzione di acqua a scapito della sostanza nutritiva, influenzando direttamente la produzione di lattosio. La fisiologia della lattazione, un processo metabolico delicato, risulta quindi compromessa, con ripercussioni sulla quantità e potenzialmente anche sulla qualità del latte.Fortunatamente, l’impatto potrebbe essere stato attenuato grazie alle misure preventive adottate dagli allevatori. La risposta è stata immediata e mirata: sistemi di ventilazione potenziati, irriguoizioni localizzate per abbassare la temperatura ambientale, e una gestione dell’alimentazione attentamente studiata. L’integrazione della dieta con sali minerali ed elettroliti, come il potassio, mira a compensare le perdite dovute alla sudorazione e a favorire l’idratazione, cruciale per il mantenimento della produzione lattiera. La scomposizione dei pasti in porzioni più piccole, somministrate più frequentemente, mira a ridurre lo stress digestivo e facilitare l’assimilazione dei nutrienti.Tuttavia, queste contromisure comportano un costo aggiuntivo significativo. L’aumento dei consumi energetici necessari per il funzionamento di ventilatori e sistemi di raffrescamento incide negativamente sui margini di profitto degli allevatori, già messi a dura prova dall’aumento dei costi delle materie prime e dell’energia. Questa situazione evidenzia la crescente vulnerabilità del settore primario agli eventi meteorologici estremi, una conseguenza diretta del cambiamento climatico, e sottolinea l’urgenza di investimenti in tecnologie più resilienti e in pratiche agricole sostenibili, capaci di mitigare gli impatti negativi e garantire la sicurezza alimentare a lungo termine. La resilienza del sistema lattiero-caseario lombardo sarà misurata non solo dalla capacità di superare questo periodo critico, ma anche dalla prontezza nell’adottare soluzioni innovative e sostenibili per affrontare le sfide future.
Ondata di calore: crisi nel settore lattiero-caseario lombardo
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