A Modena, la crescente ondata di calore ha messo in luce una problematica strutturale legata alla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori edili e di altri settori. Un’indagine condotta dalla Fillea Cgil ha evidenziato come cinque cantieri abbiano deliberatamente ignorato l’ordinanza regionale volta a mitigare i rischi derivanti dall’esposizione prolungata alle alte temperature. L’accusa riguarda l’impiego di manodopera tra le 12:30 e le 16:00, un orario chiaramente in contrasto con il divieto vigente dal 2 luglio.L’ordinanza dell’Emilia-Romagna, un intervento legislativo ampliato rispetto alle misure del 2024, non si limita più esclusivamente ai cantieri edili. Essa estende la protezione a settori cruciali per l’economia regionale, tra cui piattaforme logistiche, agricoltura, florovivaismo, riconoscendo l’importanza di tutelare la forza lavoro anche in contesti spesso caratterizzati da attività all’aperto e scarsa ombra. La decisione di estendere la normativa riflette una crescente consapevolezza dei pericoli legati al cambiamento climatico e all’aumento delle temperature estreme.Le verifiche sindacali hanno rilevato una diffusa mancanza di rispetto delle normative, con conseguenze potenzialmente gravi per i lavoratori. La Fillea Cgil, con fermezza, ha segnalato i casi di violazione alle autorità competenti, sottolineando la necessità di un’applicazione rigorosa delle misure di prevenzione. La denuncia non è solo un atto formale, ma un campanello d’allarme che evidenzia un sistema inadeguato a garantire la protezione dei diritti dei lavoratori.Il sindacato non si limita alla denuncia, ma promuove attivamente la ricerca di soluzioni. La richiesta di ordinanze in deroga, che consentano l’inizio dei lavori prima delle 8 del mattino, rappresenta un tentativo pragmatico di conciliare le esigenze produttive con la tutela della salute. Questa proposta suggerisce un cambio di paradigma nell’organizzazione del lavoro, spostando le attività più impegnative nelle ore più fresche e meno rischiose. Un approccio che, lungi dall’essere un compromesso, mira a una reale riprogettazione del ciclo lavorativo per renderlo più sostenibile e sicuro.L’episodio solleva interrogativi più ampi sulla responsabilità collettiva. Oltre all’azione delle autorità e dei sindacati, è fondamentale un cambiamento culturale che coinvolga datori di lavoro, imprese e amministrazioni pubbliche. È necessario promuovere la formazione dei lavoratori sui rischi legati al calore, incentivare l’adozione di misure di prevenzione come l’installazione di sistemi di raffrescamento e la fornitura di acqua potabile, e soprattutto, favorire una maggiore consapevolezza dell’importanza della salute dei lavoratori come valore imprescindibile. La protezione dal calore non è un semplice obbligo legale, ma un investimento nel futuro e nella produttività sostenibile.
Ondata di calore: ignorati i divieti nei cantieri, indagine della Fillea
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