La crescente ondata di calore che attanaglia l’Umbria sta esacerbando una crisi sistemica all’interno del sistema penitenziario regionale, portando alla luce disfunzioni strutturali e sollevando serie preoccupazioni per la salute e la dignità dei detenuti e per il benessere del personale. L’allarme, lanciato dal garante regionale per i detenuti, avvocato Giuseppe Caforio, si fa ancora più pressante alla luce delle recenti dichiarazioni del Presidente della Repubblica e delle testimonianze emerse dal carcere di Rebibbia, dove la percezione è quella di un ambiente in cui “si muore di caldo”.La situazione è resa ancora più critica dal sovraffollamento, un problema cronico che affligge le strutture carcerarie umbre, aggravato dalla carenza di risorse umane e dalla vetustà degli impianti. Le celle, spesso al di sopra dei limiti di capienza previsti dalla giurisprudenza della Corte di Cassazione e in violazione dei principi sanciti dalla Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo, diventano veri e propri forni, insopportabili soprattutto per i detenuti affetti da patologie cardiache e oncologiche, per i quali l’esposizione prolungata a temperature estreme rappresenta un fattore di rischio concreto per la vita.Nonostante la formale richiesta inviata dalla Presidente della Regione Stefania Proietti al Ministro della Giustizia Nordio, si attende ancora un intervento risolutivo. La creazione del Provveditorato di Umbria-Marche, pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale a fine dicembre, appare ancora un obiettivo lontano, a testimonianza della lentezza burocratica che impedisce risposte immediate a un’emergenza che si protrae da tempo.Il garante Caforio sottolinea come l’attuale scenario, caratterizzato da condizioni ambientali inaccettabili, possa innescare un circolo vizioso di peggioramento delle preesistenti vulnerabilità cliniche, ostacolando l’erogazione di un’assistenza specialistica adeguata e alimentando un clima di crescente tensione all’interno delle strutture. La pressione sul personale della polizia penitenziaria, costretto a operare in condizioni estreme per tamponare la carenza di organico, è insostenibile e rischia di compromettere ulteriormente il funzionamento del sistema.Il carcere, un ecosistema complesso e interdipendente, si trova sull’orlo del collasso. L’emergenza climatica amplifica le fragilità preesistenti, mettendo a rischio non solo la salute fisica dei detenuti, ma anche il loro diritto alla dignità e alla riabilitazione. L’urgenza di misure concrete e immediate, che prevedano la riduzione del sovraffollamento attraverso, ad esempio, trasferimenti in altre strutture, è imprescindibile per evitare ulteriori tragici eventi e per restituire al sistema penitenziario umbro un equilibrio sostenibile. La tutela della vita e della dignità umana, principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico, impone un’azione rapida e risolutiva.
Ondata di Calore nei Carceri Umbri: Emergenza Salute e Dignità
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