L’intensificarsi delle ondate di calore in Trentino, un fenomeno sempre più precoce e impetuoso, impone un ripensamento urgente delle strategie di tutela della salute e sicurezza dei lavoratori. Cgil e Fillea rivolgono un appello alla Provincia di Trento, sollecitando l’emanazione di un’ordinanza che, andando oltre le misure esistenti, preveda la sospensione delle attività lavorative nelle ore di picco termica, con particolare attenzione ai settori a rischio elevato come l’edilizia, l’agricoltura e i lavori all’aperto.La persistente inazione da parte della Provincia, che si limita a reiterare misure obsolete e insufficienti come la cassa integrazione straordinaria o la fornitura di bevande, risulta inaccettabile di fronte all’evidenza di un rischio calore in costante e drammatica crescita. L’approccio emergenziale, ormai inadeguato, necessita di essere sostituito da un modello proattivo e strutturale, in grado di anticipare e mitigare gli effetti del caldo estremo.Il riferimento alle linee guida nazionali, già in atto, non costituisce un limite, bensì uno stimolo per un’azione più incisiva. Molte altre regioni hanno dimostrato come sia possibile rafforzare la protezione dei lavoratori, attuando misure concrete per ridurre l’esposizione al calore e prevenire patologie correlate.La mancata revisione delle linee guida provinciali per la salute e sicurezza sul lavoro rappresenta una grave omissione, che tradisce la responsabilità della Provincia nei confronti dei lavoratori. È imperativo che il Tavolo provinciale per la salute e sicurezza si assuma la responsabilità di aggiornare i protocolli e di introdurre misure preventive più efficaci, tenendo conto delle nuove evidenze scientifiche e delle esperienze virtuose di altre regioni.Le prescrizioni di Inps e Inail, che prevedono la sospensione delle attività a 35°C, offrono un quadro di riferimento chiaro e inequivocabile. Questa soglia, intesa non solo come temperatura reale ma anche come percezione legata alle specifiche condizioni di lavoro (lavori di pavimentazione, ristrutturazioni di edifici, utilizzo di indumenti protettivi), deve essere applicata con rigore e applicabilità estesa a tutte le attività esposte al rischio calore.La collaborazione con le imprese è cruciale per il successo di qualsiasi iniziativa. La prevenzione del rischio calore non è un onere aggiuntivo, ma un investimento nella salute dei lavoratori e nella produttività aziendale. Condizioni di lavoro sostenibili favoriscono il benessere dei lavoratori, riducono l’assenteismo e migliorano la qualità del lavoro svolto.È fondamentale un cambio di paradigma, che veda la salute dei lavoratori come priorità assoluta e che promuova una cultura della prevenzione e della responsabilità condivisa. L’urgenza della situazione richiede un’azione immediata e decisa, per evitare che l’estate si trasformi in una stagione di sofferenza e di tragedie evitabili. La tutela della dignità e della salute dei lavoratori non può essere rinviata a un futuro incerto.
Ondate di calore in Trentino: Cgil e Fillea chiedono misure urgenti
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