Nel corso del Festival della Tv, un dibattito acceso tra Mario Orfeo, direttore di Repubblica, ed Enrico Mentana, volto noto del giornalismo italiano e direttore del Tg La7, ha sollevato questioni cruciali relative al conflitto israelo-palestinese e alla situazione politica interna. L’idea di una manifestazione di ampio respiro, ispirata al modello dell’iniziativa per l’Europa promossa da Michele Serra, e radicata nel tessuto sociale di Dogliani, è stata avanzata da Orfeo, con l’auspicio di stimolare un’azione concreta. Mentana, pur accogliendo positivamente la proposta, ha evidenziato l’assenza di un coinvolgimento attivo da parte delle forze politiche, auspicando un’iniziativa che raccolga l’adesione di partiti e amministrazioni locali come segno tangibile di impegno.Il confronto si è poi focalizzato sulle responsabilità legate al conflitto mediorientale. Mentana ha sottolineato la necessità di distinguere inequivocabilmente tra il terrorismo e le sue azioni, rifiutando qualsiasi forma di simpatia o giustificazione. Ha ribadito, con fermezza, che la critica alle politiche di Netanyahu non può essere interpretata come antisemitismo, denunciando la tendenza a etichettare come tali le voci eversive all’interno della stessa comunità ebraica. Il giornalista ha descritto con chiarezza gli eventi che si stanno consumando sulla Striscia di Gaza come crimini di guerra, indipendentemente dalla gravità degli atti commessi il 7 ottobre. Pur riconoscendo la sofferenza e la tragicità degli eventi, ha espresso cautela nell’utilizzo del termine “genocidio”, ricordando la presenza di una popolazione palestinese numericamente superiore a quella israeliana tra il Giordano e il Mediterraneo e sottolineando la necessità di una definizione rigorosa, legata alla pianificazione sistematica dello sterminio di un intero popolo, come avvenuto durante l’Olocausto.L’analisi non si è limitata alla scena internazionale, estendendosi al panorama politico italiano. Mentana ha riconosciuto la forza e l’influenza di Giorgia Meloni, apprezzata anche dai suoi avversari politici, e ha evidenziato come i suoi alleati godano di una certa libertà di manovra, necessaria per la loro stessa sopravvivenza politica, in un sistema dominato dalla figura premier. Ha osservato come Matteo Salvini possa esprimere la sua eccentricità politica, in una dinamica che ricorda le scelte inaspettate di Cesare Maldini. Ha poi espresso sorpresa per la resilienza di Forza Italia, mentre ha individuato nel Movimento 5 Stelle il principale fattore di erosione del Partito Democratico. A suo avviso, l’Italia necessita di un partito democratico tradizionale e ha espresso dubbi sulla capacità di Elly Schlein di incarnare tali caratteristiche, ritenendo che la sua leadership limiti la capacità del PD di attrarre voti a sinistra. Il dibattito ha infine messo in luce una lacuna nel panorama politico italiano: l’assenza di un punto di riferimento per gli elettori moderati e progressisti, segnando una profonda riflessione sulla necessità di nuove aggregazioni politiche capaci di interpretare le mutevoli esigenze del paese.
Orfeo e Mentana al Festival: scontro sul conflitto israelo-palestinese e politica italiana.
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