Il 4 luglio, in una remota area rurale tra Orune, Benetutti e Nuoro, a Su Cussolu, la vita di Luigi Contena, trentaduenne, si è spezzata in un violento agguato.

I primi rilievi, confermati dall’autopsia eseguita dal medico legale Roberto Demontis presso l’ospedale Brotzu di Cagliari, indicano un deliberato atto di aggressione: due colpi di arma da fuoco, uno mirato alla testa, l’altro al torace, hanno inferto un destino ineluttabile alla vittima, prima che potesse reagire, prima ancora di poter tentare di difendersi.

L’area, una distesa di terreno di proprietà della famiglia Contena, è stata setacciata dal Ris dei Carabinieri, che hanno operato un sopralluogo minuzioso alla ricerca di indizi e tracce che possano svelare l’identità dell’aggressore e ricostruire la dinamica dell’evento.

L’attenzione si è concentrata sull’erba antistante il cancello, probabile punto di imboscata, e tra la vegetazione circostante, dove il killer potrebbe aver atteso l’arrivo di Contena.

L’omicidio di Luigi Contena non è un episodio isolato, ma si inserisce in un contesto di tensioni latenti e faide familiari che avvolgono la comunità di Orune.

La Procura, in collaborazione con gli investigatori, sta infatti approfondendo le connessioni con un altro tragico evento avvenuto in paese: l’omicidio di Luca Goddi, assassinato davanti a un bar nell’agosto di due anni fa.

La ricerca di un quadro complessivo e di possibili legami tra i due delitti si è intensificata, portando alla luce una rete di relazioni complesse e potenzialmente pericolose.

Il passato recente di Pietro Contena, padre della vittima, rappresenta un elemento cruciale in questa indagine.

Arrestato pochi mesi prima per il caso Goddi, e con altre tre persone denunciate per favoreggiamento, il coinvolgimento paterno in un precedente omicidio getta un’ombra inquietante sull’accaduto e suggerisce la presenza di un conflitto profondo e radicato.

L’atmosfera a Orune è di profondo cordoglio, ma anche di apprensione e sospetto.
La cerimonia funebre, prevista per domani, mercoledì 9 luglio, presso la parrocchia di Santa Maria Maggiore, sarà un momento di raccoglimento per la comunità, ma anche un’occasione per riflettere sulla fragilità della vita e sulla persistenza di una cultura della violenza che continua a minare la serenità del territorio.
L’augurio è che la giustizia possa fare la sua parte per fare luce sulla verità e per ristabilire un clima di pace e sicurezza.