La vicenda giudiziaria che coinvolge l’ex sindaco di Oyace, Remo Domaine, assume contorni sempre più complessi, trascendendo la semplice questione della responsabilità penale e sollevando interrogativi significativi in materia di responsabilità amministrativa e tutela dell’immagine pubblica. La Procura della Corte dei Conti della Valle d’Aosta ha formalizzato una richiesta di risarcimento danni patrimoniali pari a 25.000 euro, motivata da una presunta lesione all’onorabilità e alla reputazione del Comune, conseguente al patteggiamento per concorso in corruzione, conclusosi nell’aprile del 2021 con una pena sospesa di diciotto mesi.La richiesta della Procura contabile si fonda sul principio che la carica ricoperta dall’imputato, in quanto massima figura amministrativa di Oyace, implica un dovere di integrità e trasparenza particolarmente stringente. La compromissione di tale integrità, anche in assenza di una condanna definitiva per reato, è ritenuta lesiva del patrimonio immateriale del Comune, che include la fiducia dei cittadini e la percezione di correttezza nell’esercizio delle funzioni pubbliche. La Procura contabile sostiene quindi che la condotta di Domaine, anche se regolarizzata con un patteggiamento, abbia determinato un danno d’immagine quantificabile in termini economici.La vicenda si radica in un progetto di sviluppo infrastrutturale, la realizzazione di una centrale idroelettrica in località Gallians. Secondo l’accusa, l’ex sindaco avrebbe impropriamente utilizzato la sua posizione per favorire un imprenditore coinvolto nel progetto, configurando un comportamento che, pur non definito inequivocabilmente come corruzione in sede penale, ha generato una situazione di conflitto di interessi e profonda incertezza circa l’imparzialità dell’amministrazione comunale. L’azione dell’imprenditore e quella, presunta, di favoreggiamento da parte dell’ex sindaco, avrebbero minato i principi fondamentali dell’azione amministrativa, ovvero la trasparenza, l’imparzialità e la legalità.L’avvocato difensore di Remo Domaine, Paolo Sammaritani, ha contestato vigorosamente le accuse, sostenendo l’inconsistenza della richiesta di risarcimento danni d’immagine e la sua natura sproporzionata rispetto alla gravità del fatto contestato. La difesa contesta la legittimazione della Corte dei Conti a richiedere tali risarcimenti in assenza di una sentenza definitiva di condanna penale e mette in discussione il nesso causale tra la condotta del suo assistito e il presunto danno d’immagine subito dal Comune.La sentenza, attesa nelle prossime settimane, si preannuncia come un caso di notevole rilevanza, potendo stabilire importanti precedenti in materia di responsabilità amministrativa e di tutela dell’immagine pubblica, delineando i limiti dell’azione della Corte dei Conti nella richiesta di risarcimenti danni in relazione a patteggiamenti e compromessi giudiziari. Il caso solleva, inoltre, interrogativi sul delicato equilibrio tra la necessità di accertare e sanzionare comportamenti scorretti nell’esercizio delle funzioni pubbliche e il diritto alla riabilitazione del cittadino coinvolto in procedimenti giudiziari, anche quando si tratti di figure di spicco nel panorama amministrativo locale.
Oyace, ex sindaco sotto accusa: risarcimento danni e futuro incerto
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