A Torino, l’azione dei Carabinieri del NAS (Nucleo Antisofisticazioni e Sanità) ha portato alla luce una situazione allarmante: un’attività clandestina che si celava dietro la facciata di un salone di parrucchiera, configurandosi come una vera e propria clinica estetica abusiva. L’episodio solleva interrogativi cruciali sulla regolamentazione e il controllo delle pratiche mediche non convenzionali e sulla tutela della salute pubblica.L’indagine, attualmente in fase preliminare sotto la direzione della Procura di Torino, ha portato all’identificazione e alla denuncia di due donne, accusate rispettivamente di esercizio abusivo della professione sanitaria e di aver realizzato un centro medico senza le necessarie autorizzazioni. La gravità del caso risiede non solo nella violazione delle normative vigenti, ma soprattutto nei rischi concreti per la sicurezza dei pazienti.Secondo le prime ricostruzioni, una delle donne, priva di qualsivoglia qualifica medica o titolo abilitante, somministrava iniezioni di acido ialuronico, un trattamento cosmetico sempre più diffuso ma che richiede una profonda conoscenza dell’anatomia e delle potenziali complicazioni. L’esecuzione di tali procedure da parte di personale non qualificato espone i pazienti a rischi elevati, come infezioni, reazioni allergiche gravi, asimmetrie permanenti e, in casi estremi, danni neurologici.Il salone di parrucchiera, messo a disposizione dall’altra donna coinvolta, era stato trasformato in un ambulatorio medico non autorizzato, aggirando così i controlli sanitari e i requisiti strutturali necessari per garantire un ambiente sicuro e igienico. Il valore stimato delle attrezzature mediche e dei locali sequestrati ammonta a 70.000 euro, una cifra che testimonia l’organizzazione e la potenziale redditività di un’attività illegale di questo tipo.Questo caso non è un evento isolato. La proliferazione di cliniche e centri estetici che offrono trattamenti sempre più invasivi, spesso al di fuori dei canali legali e regolamentati, rappresenta una sfida crescente per le autorità sanitarie. L’aumento della domanda di interventi di medicina estetica, alimentata anche dai social media e dalla pressione culturale, contribuisce a creare un mercato in cui la competizione spinge alcuni operatori a cercare scorciatoie e a compromettere la sicurezza dei pazienti.L’episodio torinese sottolinea l’importanza di una maggiore sensibilizzazione da parte del pubblico, che deve essere informato sui rischi legati alla scelta di operatori non qualificati e di strutture non autorizzate. È fondamentale verificare sempre le credenziali del personale medico e la legalità della struttura che offre i trattamenti, richiedendo informazioni sulla formazione, l’esperienza e le certificazioni. Le autorità competenti, a loro volta, devono intensificare i controlli e rafforzare le sanzioni per chi opera in violazione delle leggi, proteggendo così la salute e la sicurezza dei cittadini. L’indagine è in corso e si preannuncia la necessità di un’analisi approfondita dei protocolli adottati e della potenziale estensione della rete di operatori coinvolti.
Parrucchiere-clinica abusiva a Torino: scoperto un giro illegale
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