Il Tribunale di Trento ha sollevato un rilevante quesito di legittimità costituzionale riguardante il meccanismo di perequazione automatica delle pensioni, introdotto dalle leggi di bilancio del 2023 e confermato nel 2024. La questione è stata deferita alla Corte Costituzionale a seguito di un’azione promossa dalle organizzazioni sindacali CGIL e SPI, che hanno evidenziato una trasformazione significativa rispetto al precedente sistema di rivalutazione.La novità sostanziale risiede nel metodo di adeguamento delle pensioni all’inflazione. In precedenza, l’adeguamento avveniva attraverso una progressività a scaglioni, con un’aliquota ridotta applicata a porzioni di pensione, mitigando l’impatto sulle retribuzioni più basse. Il sistema attuale, invece, adotta una logica a blocchi, estendendo l’aliquota di rivalutazione integrale a tutta l’indennità pensionistica, indipendentemente dal suo ammontare.Questo cambiamento metodologico solleva interrogativi di profonda rilevanza costituzionale. La modifica, infatti, impatta direttamente sul potere d’acquisto dei pensionati, con conseguenze potenzialmente più gravose per chi percepisce redditi più contenuti. La progressività, principio cardine del sistema previdenziale, sembra essere stata in qualche modo compromessa, potenzialmente ledendo il diritto dei pensionati a un adeguato tenore di vita, sancito dall’articolo 38 della Costituzione.L’azione del Tribunale di Trento non si limita a una mera constatazione di una variazione tecnica. Essa riflette una preoccupazione più ampia riguardante la coerenza del sistema previdenziale con i principi costituzionali di equità e solidarietà. La perequazione delle pensioni, da sempre considerata un pilastro della protezione sociale, non può essere svuotata del suo significato intrinseco, ovvero quello di garantire un adeguato sostentamento a chi ha contribuito al sistema previdenziale per anni.La decisione di deferire la questione alla Corte Costituzionale apre ora una fase cruciale per il futuro del sistema pensionistico italiano. La Corte sarà chiamata a valutare se il meccanismo attuale di perequazione, nella sua integralità, rispetti i principi costituzionali e se non comprometta irrimediabilmente il diritto dei pensionati alla protezione sociale, in un contesto demografico ed economico in continua evoluzione. La decisione della Corte avrà implicazioni significative non solo per i pensionati, ma per l’intero sistema di welfare del paese.