La riscoperta di “Petrolini disperato per eccesso di buon cuore”, un cortometraggio muto del 1913, rappresenta un evento di eccezionale significato per la storia del cinema italiano e per la comprensione dell’arte di Ettore Petrolini. Questo frammento, che si pensava perduto, è stato recuperato negli archivi della Fondation Jérôme Seydoux-Pathé ed è stato proiettato in anteprima al Cinema Modernissimo di Bologna, inaugurando la 39ª edizione del festival Il Cinema Ritrovato, un’istituzione dedicata alla salvaguardia e alla valorizzazione del patrimonio cinematografico dimenticato.Il film, di circa dieci minuti, offre uno sguardo inatteso sulla figura di Petrolini, allora ventinoveenne e già figura di spicco nel panorama artistico performativo italiano. La sua sperimentazione con il cinema muto rivela un’abilità sorprendente nell’adattare la sua comicità, essenzialmente basata sulla voce e sull’improvvisazione, a un mezzo espressivo privo di queste caratteristiche fondamentali. La sfida era notevole: come tradurre la sua arguzia corrosiva, la sua capacità di smascherare le ipocrisie sociali e i difetti umani, senza l’utilizzo del suo inimitabile timbro vocale?”Petrolini disperato per eccesso di buon cuore” si presenta come una farsa che, apparentemente innocua, cela una profonda critica. Attraverso una serie di episodi apparentemente bizzarri e grotteschi, Petrolini mette in scena un personaggio che, mosso dalle migliori intenzioni, si imbatte in una serie di situazioni paradossali e inaspettate. Vediamo, ad esempio, il tentativo di liberare un lestofante dalle sue catene, gesto animato dalla compassione, ma che ne consegue un’ulteriore complicazione. O ancora, l’impulsivo desiderio di offrire un’abitazione a una pulce, con il goffo tentativo di sistemarla tra i peli di un cane. Questi gesti, apparentemente ridicoli, diventano strumenti per una riflessione più ampia sulla natura umana, sulla difficoltà di fare del bene in un mondo imperfetto e sulla distanza tra le intenzioni nobili e i risultati concreti.Il ritrovamento del film è particolarmente significativo perché ci permette di ricostruire il percorso artistico di Petrolini in un momento cruciale della sua carriera, offrendo una testimonianza diretta della sua capacità di innovazione e di adattamento a nuovi linguaggi espressivi. Come sottolinea il direttore della Cineteca, Gian Luca Farinelli, la comicità di Petrolini, pur silenziata, emerge con forza attraverso la gestualità, le espressioni e la costruzione di situazioni assurde, offrendo uno spaccato unico di un artista che, anche senza la voce, riesce a essere profondamente incisivo e irriverente. La sua generosità, anzi, diventa oggetto di una satira sottile, capace di far sorridere e riflettere allo stesso tempo. Il film non è solo un documento storico, ma un’opera d’arte che ci invita a riscoprire un talento italiano straordinario e a interrogarci sulla persistente attualità delle sue riflessioni.