sabato, 5 Luglio 2025
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Prato, scoppia inchiesta: evasioni, agenti indagati e Caritas al centro

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Un’ombra di grave illegalità si è abbattuta sul carcere di Prato, con l’indagine in corso che coinvolge quattro detenuti e due agenti di polizia penitenziaria, accusati di complicità in una serie di evasioni avvenute tra il luglio 2024 e il luglio 2025. L’avviso di conclusione indagini, emesso dalla Procura, mette in luce un quadro allarmante di vulnerabilità strutturale e potenziali collusioni interne, che ha permesso a detenuti in regime di media sicurezza – tutti con condanne definitive – di sottrarsi al controllo carcerario in ripetute occasioni.Le evasioni, documentate nelle date del 27 novembre 2024, 20 dicembre 2024, 26 maggio, 12 giugno e 1 luglio 2025, non sono eventi isolati, ma manifestazioni di un sistema compromesso. Un elemento particolarmente inquietante è l’uso improprio di strutture esterne, in particolare la ‘Casa di accoglienza lacques Fresh’ della Caritas, che si rivela un punto di riferimento non solo per l’assistenza ai detenuti in regime di semilibertà, ma anche, sospettosamente, per l’occultamento di sostanze stupefacenti destinate al consumo all’interno del carcere. Questo suggerisce una rete di contatti esterni che ha contribuito ad agevolare le evasioni e a fornire supporto logistico ai fuggitivi.Il caso del 20 dicembre 2024 è particolarmente emblematico e complesso. Il detenuto, oltre all’evasione, è accusato di resistenza a pubblico ufficiale durante la cattura, e l’indagine si estende a vari gradi di responsabilità all’interno del corpo di polizia penitenziaria. In particolare, sono indagati il comandante di reparto in servizio in quel momento e un assistente capo, accusati di aver favorito l’evasione per negligenza e colpa. Le ricostruzioni della Procura evidenziano una serie di omissioni procedurali gravi: la mancata o ritardata notifica di un provvedimento di sospensione del regime di semilibertà, la violazione delle direttive del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) del 2 ottobre 1998, che imponeva l’inserimento dei detenuti in regime di semilibertà nella sezione ordinaria, e, in modo sconcertante, il ritrovamento di una porta esterna della sezione semilibertà lasciata aperta.L’efficacia delle intercettazioni si è rivelata cruciale per la cattura del detenuto evaso, prontamente rintracciato a Firenze la stessa sera e successivamente affidato a una struttura di Vicchio (Firenze) per l’esecuzione della pena. L’inchiesta, in corso, non si limita a cercare di accertare le responsabilità individuali, ma mira a individuare le falle strutturali e le debolezze organizzative che hanno reso possibile una simile sequenza di eventi. Si apre un dibattito necessario sulla gestione dei regimi di semilibertà, sulla supervisione dei detenuti e sulla necessità di una revisione dei protocolli di sicurezza all’interno degli istituti penitenziari, al fine di prevenire il ripetersi di simili violazioni e di ripristinare la fiducia del pubblico nel sistema carcerario. La vicenda solleva interrogativi profondi sul delicato equilibrio tra riabilitazione, sicurezza e rispetto delle regole che devono governare la vita all’interno di un istituto penale.

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