L’eco delle voci che si levano dalle piazze italiane, e in particolare quella romana, risuona come un potente monito per le istituzioni. La mobilitazione pro Gaza, definita da molti un’espressione di profonda preoccupazione e indignazione, trascende la mera protesta, configurandosi come un atto di coscienza civile. Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra Italiana, ha sottolineato la singolarità di questo momento, evidenziando come la collettività si sia riversata in strada non solo per denunciare la tragedia umanitaria in corso, ma anche per rivendicare un senso di responsabilità morale.Le accuse rivolte all’attuale governo non si limitano all’inazione, ma puntano al cuore della sua capacità di rispondere ad una crisi di tale portata. L’utilizzo di termini come “pulizia etnica” e “genocidio,” pur nella loro gravità, riflette la percezione diffusa di un’emergenza che richiede una presa di posizione netta e decisa. Si tratta di un appello a superare la retorica politica e ad abbracciare una visione umanitaria che anteponga la protezione dei civili alla logica geopolitica.Fratoianni ha rilevato un sentimento condiviso, un’inquietudine che attraversa le divisioni ideologiche. L’affermazione secondo cui anche molti elettori di centrodestra condividono l’urgenza di una risposta, suggerisce una frattura tra l’élite politica e l’opinione pubblica. Si tratta di un invito all’esecutivo ad ascoltare non un’opinione minoritaria, ma la voce di una nazione in fermento. Il segretario ha poi riaffermato la posizione di Sinistra Italiana sul conflitto ucraino, ribadendo la chiara identificazione dell’aggressore e della vittima, una prospettiva che rifiuta l’invio di armamenti. Questa posizione, coerente con la tradizione pacifista del partito, enfatizza il ruolo centrale della diplomazia come unica via percorribile per la risoluzione del conflitto. Si tratta di un approccio che, pur riconoscendo la necessità di sostegno all’Ucraina, si oppone ad un’escalation militare che rischia di compromettere la stabilità globale. La priorità, secondo Fratoianni, deve essere la ricerca di un tavolo di negoziato che metta al centro i diritti e la sicurezza di tutte le parti coinvolte, promuovendo una soluzione politica duratura e inclusiva. L’obiettivo non è la vittoria militare, ma la costruzione di un futuro di pace e cooperazione.