L’eco della vicenda che ha scosso Quarto, frazionamento residenziale alle porte di Napoli, risuona come una dissonanza nel tessuto sociale: l’omicidio di Antonio Di Gennaro, un uomo di settantadue anni la cui esistenza si è conclusa in circostanze agghiaccianti. Il ritrovamento del suo corpo, sigillato in un involucro di pellicola, all’interno di una cassapanca sul terrazzo della sua proprietà, ha dato il via a un’indagine che ha portato alla luce una dinamica familiare intrisa di rancore e apparente complessità.Le indagini, condotte dai carabinieri, hanno rapidamente focalizzato l’attenzione sui figli della vittima, Michele e Andrea Di Gennaro, due uomini apparentemente distanti da qualsiasi coinvolgimento con la giustizia. Michele, ingegnere biomedico, e Andrea, personal trainer, incarnavano, a detta di chi li conosceva, un profilo di rispettabilità e integrità. La loro immagine, tuttavia, si è frantumata sotto il peso delle accuse di concorso in omicidio volontario aggravato, rivelando un abisso di frustrazioni e desideri inappagati.La versione inizialmente fornita dai due fratelli alla compagna di Antonio, e poi ai carabinieri, tentava di dipingere un quadro di separazione e fuga all’estero, una narrazione abilmente costruita per depistare le indagini. L’incongruenza tra questa storia e le evidenze raccolte, come l’acquisto recente di abiti per un matrimonio imminente, ha presto smascherato la sua fragilità.La perquisizione domiciliare, una mossa investigativa apparentemente di routine, ha innescato il crollo psicologico dei due imputati, che hanno confessato il loro ruolo nell’efferato crimine. Il racconto, freddo e metodico, ha svelato un piano premeditato, alimentato da un conflitto latente per l’eredità, in particolare i fondi derivanti dalla pensione di reversibilità della madre defunta.L’omicidio non sembra essere stato un atto impulsivo, ma il risultato di una riflessione amara. La strategia, descritta con precisione nei dettagli, prevedeva la neutralizzazione della vittima con un sonnifero somministrato nel caffè, seguita dalla soffocazione con un cuscino. L’avvolgimento del corpo in buste di plastica, un rituale macabro, e il successivo occultamento nella cassapanca sul terrazzo, testimoniano una premeditazione inquietante.La vicenda solleva interrogativi profondi sulle dinamiche familiari, sull’eredità emotiva e finanziaria che spesso permea i rapporti tra genitori e figli. Il caso Di Gennaro non è solo un crimine, ma un tragico specchio delle tensioni silenziose che possono covare sotto la superficie di una vita apparentemente ordinaria, e che, quando esplodono, possono portare a conseguenze devastanti. L’indagine, in corso, dovrà ora fare luce sulle motivazioni più profonde che hanno spinto i due fratelli a compiere un gesto così estremo, cercando di ricostruire il complesso mosaico di relazioni e rancori che ha condotto a questa tragica conclusione.
Quarto, omicidio Di Gennaro: Fratelli infernali per eredità e rancori.
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