Un’analisi approfondita dei redditi dichiarati nel Trentino nel 2023, condotta dalle Acli Trentine e dall’Iref, rivela dinamiche socio-economiche complesse e persistenti disparità territoriali e di inclusione. Lo studio, che estende la sua indagine su un arco temporale quinquennale (2020-2024) e si avvale dei dati provenienti da oltre 81.959 dichiarazioni dei redditi elaborate dai CAF delle Acli, mette in luce una marcata stratificazione economica legata alla localizzazione geografica all’interno della provincia.L’indagine evidenzia come il reddito medio familiare subisca una significativa riduzione spostandosi dalle aree centrali ai comuni periferici. Un divario di quasi 9.000 euro separa le famiglie residenti nei comuni centrali, con un reddito medio di 42.000 euro, da quelle dei comuni periferici, che si attestano sui 33.000 euro. Questa differenza, ben più consistente della variazione tra i comuni centrali e quelli intermedi (37.000 euro), sottolinea come la distanza fisica influisca pesantemente sulle opportunità economiche e sulla qualità della vita.L’analisi longitudinale, che ha monitorato i redditi di 36.101 persone, rivela non solo la persistenza di queste disparità, ma anche una tendenza all’aggravarsi nel tempo. La localizzazione geografica, pertanto, non è solo un fattore descrittivo, ma un elemento strutturale che contribuisce a perpetuare un ciclo di svantaggio per le comunità marginali.Un ulteriore fattore di vulnerabilità emerge dalla comparazione tra i redditi dei residenti nati in Italia e di quelli nati all’estero. La differenza media di 7.071 euro annui, che si traduce in un divario del 26%, segnala una significativa penalizzazione economica per la popolazione immigrata, che spesso si trova a concentrarsi nelle aree più periferiche e a svolgere lavori meno qualificati. Questo dato è cruciale per comprendere le sfide legate all’integrazione socio-economica e la necessità di politiche mirate a promuovere l’equità e l’inclusione.Il quadro socio-economico trentino, inoltre, presenta segnali di erosione del ceto medio, un elemento chiave per la stabilità e la coesione sociale. La differenza tra il reddito medio familiare trentino (26.900 euro) e quello nazionale (26.443 euro) appare minima solo in superficie. Un’analisi più dettagliata, basata sulle dichiarazioni 730, rivela una contrazione del ceto medio, passato dal 62% nel 2020 al 58% nel 2024, a fronte di un aumento significativo del ceto più basso, passato dal 31% al 36%. Questo fenomeno, che riflette le incertezze economiche e la crescente precarietà del lavoro, indica una polarizzazione della società e una riduzione delle opportunità di mobilità sociale.L’indagine, dunque, non si limita a fornire un quadro quantitativo dei redditi, ma offre spunti di riflessione sulle cause profonde delle disuguaglianze e sulla necessità di politiche pubbliche che agiscano su più fronti: riduzione delle disparità territoriali, promozione dell’integrazione degli immigrati, sostegno al ceto medio e creazione di opportunità di lavoro dignitoso e stabile. La tenuta del tessuto sociale trentino dipende dalla capacità di affrontare queste sfide con coraggio e determinazione.
Redditi in Trentino: divario tra centro e periferia, cresce la disuguaglianza.
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