L’auspicio di una riconciliazione, un percorso di pacificazione che trascenda decenni di fratture, persiste. L’incontro, inizialmente programmato per questi giorni e poi rimandato a settembre, con Mario Capanna, figura di spicco del movimento studentesco del ’68, testimonia questa volontà di dialogo. La decisione di posticipare il confronto, presa di comune accordo con Capanna stesso, riflette la consapevolezza che in un contesto dominato da un linguaggio di guerra e di escalation bellica, un’affermazione di speranza per la riconciliazione potrebbe apparire fuori luogo, persino ingenua.Ignazio La Russa, Presidente del Senato, nel suo intervento a Bari durante la presentazione del volume “La Destra di Governo. Da Pinuccio Tatarella a Giorgia Meloni”, ha espresso una visione audace e stimolante. Ha profeticamente sostenuto che non vi sono, né possono esistere, ragioni intrinseche di natura culturale, umana o politica che giustifichino la perpetuazione di un dopoguerra prolungato, un conflitto che si trascina da ottant’anni. La sua analisi penetrante individua il nodo cruciale: la persistenza di questo stato di tensione non è dettata da divergenze inconciliabili, bensì dalla difesa di interessi economici consolidati, dalla rendita di posizioni che si alimentano della perpetuazione del conflitto.Il dovere morale e intellettuale, secondo La Russa, impone di consentire un confronto onesto e trasparente sul passato, un’indagine storica che non si limiti alla semplice condanna politica, ma che miri a comprendere le radici profonde delle divisioni, a esaminare le responsabilità di ciascuno. Tale processo, tuttavia, deve rimanere confinato alla sfera del dibattito pubblico e accademico, evitando di essere strumentalizzato per fini partitici e politici. Trasferire le complesse dinamiche storiche e culturali sull’arena della ricerca del consenso politico è un errore che rischia di compromettere la sua validità e di vanificare lo sforzo di riconciliazione.La Russa non nasconde le difficoltà e le possibili critiche che questo percorso comporta. La sua determinazione è incrollabile: finché avrà la forza di farlo, continuerà a perseguire questo obiettivo, consapevole che questo impegno lo espone a strumentalizzazioni e attacchi personali, come dimostra la controversia legata al busto di Mussolini, ereditato dal padre e ora in possesso della sorella. Questa vicenda, apparentemente marginale, diventa simbolo della difficoltà di superare i retaggi del passato e di affrontare con serenità il dibattito storico e culturale. La vera sfida risiede nella capacità di separare la discussione sul passato dalla ricerca del consenso politico, aprendo la strada a un futuro di dialogo e di riconciliazione. Un futuro che, pur con le sue incertezze, merita di essere perseguito con tenacia e coraggio.