lunedì, 21 Luglio 2025
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Ricostruzione Marche: Frattura, Disimpegno e il Futuro da Riconquistare

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La deriva nella gestione della ricostruzione post-sisma marchigiano, segnata da un progressivo disimpegno delle istituzioni regionali e una conseguente esternalizzazione ad un commissariamento statale, rappresenta una frattura inaccettabile nel tessuto sociale ed economico della regione.
Questa scelta, purtroppo comune a governi di diverse orientazioni politiche, ha generato un vuoto di azione sostituito da un teatro di apparenze, un susseguirsi di nomine di figure commissariali che, anziché concretizzare interventi significativi, si sono limitate a generare visibilità mediatica e a produrre dichiarazioni di circostanza, spesso prive di sostanza.
Il terremoto del 2016 non è una questione locale relegabile a pochi comuni devastati, ma un evento che ha investito l’intera comunità marchigiana, richiedendo una risposta unitaria e tempestiva.

L’assenza di una leadership regionale forte e responsabile ha trasformato la ricostruzione in un processo frammentato, inefficiente e perennamente in ritardo, alimentando frustrazione e sfiducia tra i cittadini.

L’elenco dei commissari, provenienti sia dal centrodestra che dal centrosinistra, si è rivelato una sequenza di figure più preoccupate della propria carriera politica che del reale benessere delle popolazioni colpite.
È imperativo riaffermare il ruolo centrale della Regione Marche nel processo di ricostruzione, restituendo ai cittadini la fiducia perduta e garantendo una gestione trasparente e partecipata.

La sicurezza, non solo strutturale ma anche economica e sociale, deve costituire il pilastro fondante di ogni intervento.

Per questo, è necessario implementare meccanismi di controllo civico, permettendo alle comunità danneggiate di vigilare attivamente sull’operato dei responsabili della ricostruzione e di segnalare eventuali irregolarità o ritardi.
La priorità assoluta è il ritorno alla normalità delle aree del cratere sismico: ripristinare i servizi essenziali, incentivare la ripresa delle attività produttive e creare nuove opportunità di lavoro.
Questo implica non solo la ricostruzione fisica degli edifici, ma anche la riqualificazione del capitale umano e la promozione di un modello di sviluppo sostenibile e resiliente, capace di contrastare la spopolamento e di valorizzare le risorse locali.

Tuttavia, la sfida marchigiana non si limita alla ricostruzione dei comuni colpiti dal terremoto.

È fondamentale ripensare l’intera pianificazione urbanistica regionale, orientandola verso un approccio di prevenzione del rischio sismico e di adattamento ai cambiamenti climatici.

Un nuovo piano regionale di prevenzione ed emergenza, basato su dati scientifici aggiornati e su una cultura della resilienza diffusa tra la popolazione, è essenziale per minimizzare i danni futuri e per proteggere il patrimonio naturale e culturale della regione.

La messa in sicurezza dell’intero territorio marchigiano, integrando pratiche costruttive innovative e misure di mitigazione del rischio, deve diventare un investimento strategico per il futuro della regione.
Si tratta di una questione di sopravvivenza, di dignità e di responsabilità nei confronti delle generazioni future.

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