La proposta della Commissione Europea di rimodellare la Politica Agricola Comune (PAC), assorbendola all’interno di un più ampio strumento finanziario denominato “Prosperità”, destinato a inglobare fondi per la coesione, l’ambiente e la pesca, solleva profonde preoccupazioni e configura un potenziale rischio strategico per il futuro del settore primario umbro e, più in generale, per il modello di sviluppo europeo.
L’Assessora regionale all’Agricoltura, Simona Meloni, ha espresso con fermezza la contrarietà della Regione, delineando le implicazioni negative di una riforma che, pur presentandosi come semplificazione, rischia di compromettere l’identità stessa della PAC e di minare i pilastri fondamentali dell’integrazione europea.
La proposta, se approvata, implicherebbe una drastica riduzione della capacità di indirizzo specifico per il settore agricolo, esponendo le regioni che, come l’Umbria, hanno investito in agricoltura sostenibile, di alta qualità e profondamente radicata nel territorio, a un futuro di incertezza e potenziale depauperamento.
L’accorpamento, infatti, non solo diluirebbe il peso delle risorse destinate all’agricoltura, ma comporterebbe anche una riduzione del ruolo cruciale delle Regioni nella gestione delle politiche agricole, un processo che andrebbe invertito per garantire una governance più efficace e partecipativa.
La critica non si limita alla mera questione finanziaria.
L’Assessora Meloni ha sottolineato come tale riforma accelererebbe una tendenza preoccupante verso la centralizzazione delle risorse, allontanando le decisioni dalle comunità locali e dai veri protagonisti del mondo rurale: gli agricoltori, i piccoli imprenditori, le cooperative.
Questo comprometterebbe la tutela e la promozione delle culture agricole tradizionali, delle tipicità locali e del patrimonio paesaggistico che rappresentano il valore aggiunto dei territori.
Le conseguenze finanziarie sarebbero gravissime: una riduzione potenziale fino al 20% delle risorse attualmente destinate alla PAC.
Questa contrazione colpirebbe direttamente il reddito degli agricoltori, comprometterebbe gli investimenti in infrastrutture essenziali, ostacolerebbe lo sviluppo delle imprese agricole e indebolirebbe la resilienza economica e sociale delle aree interne e montane, spesso già marginalizzate.
Difendere la PAC significa difendere un modello europeo di agricoltura che coniuga la produzione alimentare di qualità con la tutela dell’ambiente, la coesione sociale e la salvaguardia del territorio.
L’Umbria, in linea con altre regioni italiane ed europee, si appresta quindi a contrastare questa riforma, auspicando una visione coraggiosa e partecipata che ponga al centro la centralità della terra, del lavoro e delle comunità rurali, evitando soluzioni “scorciatoia” che ne comprometterebbero la sostenibilità a lungo termine.
La sfida è quella di costruire un futuro agricolo che sia allo stesso tempo produttivo, equo e rispettoso dell’ambiente, preservando l’identità e la vitalità dei territori rurali europei.