Il ministero dell’Agricoltura in Giappone è stato sconvolto da un’improvvisa esplosione di scandalo che ha portato alla richiesta di dimissioni del suo capo, Taku Eto. L’episodio si è verificato durante una cerimonia di raccoglimento fondi organizzata dal partito del premier Shigeru Ishiba, quando il ministro ha fatto una dichiarazione imbarazzante sul prezzo del riso, che in Giappone è salito a livelli record nell’ultimo anno. Il commento di Eto si è limitato a dire di non aver comprato il riso da molto tempo, poiché riceveva quantità ingenti di doni dai sostenitori e aveva addirittura pensato di iniziare a venderlo.La gaffe del ministro dell’Agricoltura arriva in un momento delicato per la politica giapponese. Il governo si sta sforzando di gestire l’impennata dell’inflazione e i bilanci delle famiglie, che si sono ulteriormente aggravati a causa del raddoppio dei prezzi del riso nell’ultimo anno. La decisione del premier Ishiba di chiedere le dimissioni al ministro è un duro colpo per la sua leadership e una conseguenza diretta della caduta di popolarità che sta subendo in previsione delle elezioni per il rinnovo del Senato in luglio.Secondo fonti locali, Shinjiro Koizumi, 44 anni, figlio dell’ex premier Junichiro e già ex ministro dell’Ambiente, potrebbe essere scelto come nuovo capo del ministero. Egli si era candidato senza successo alle elezioni presidenziali del Partito Liberale Democratico l’anno scorso. La nomina di Koizumi rappresenterebbe un cambiamento significativo e potrebbe aiutare a ripristinare la credibilità del governo nell’ambito dell’agricoltura e della gestione delle risorse naturali.Il caso Eto-Koizumi evidenzia il complesso rapporto tra politica, economia e società in Giappone. Il Paese sta affrontando sfide cruciali per garantire la sicurezza alimentare, l’equità sociale ed evitare i danni causati dall’inflazione crescente. La nomina di un nuovo ministro dell’Agricoltura dovrebbe essere fondata su criteri che tengano conto non solo della capacità tecnica e politica del candidato, ma anche delle sue competenze nel gestire il delicato rapporto tra lo stato, l’economia e la società civile.