Roma, crocevia di fede e contraddizioni, si manifesta attraverso le lenti di *Città Aperta 2025 – Roma nell’anno del Giubileo*, una mostra al Vittoriano che trascende la mera documentazione fotografica per divenire un’indagine antropologica e spirituale. L’esposizione, curata da Roberto Koch e Alessandra Mauro, non celebra semplicemente il Giubileo, ma ne scruta l’essenza, la sua capacità di svelare le stratificazioni profonde di una città millenaria, dilaniata tra la sacralità del passato e le sfide del presente.La mostra, promossa dal VIVE-Vittoriano e Palazzo Venezia, si propone un’operazione complessa: disvelare l’ordinario che sfugge alla nostra percezione abituale. Edith Gabrielli, direttrice del VIVE, sottolinea come il Giubileo, con la sua ripetitività secolare, agisca da catalizzatore, amplificando le tensioni e le contraddizioni che definiscono l’identità romana. Milioni di pellegrini affluiscono a Roma, creando un flusso umano dinamico che rimodella temporaneamente il tessuto urbano, esasperandone le diseguaglianze e rivelando, al contempo, una bellezza inattesa.La narrazione visiva si articola attorno a tre prospettive distinte, incarnate dai talenti di Diana Bagnoli, Alex Majoli e Paolo Pellegrin. Diana Bagnoli, con la sua sensibilità poetica, cattura l’atmosfera mistica che permea la città durante il Giubileo, concentrandosi sulle comunità di fedeli provenienti da ogni angolo del mondo. La sua fotografia si fa specchio di una Roma multietnica, vibrante di spiritualità e tradizioni diverse, un mosaico umano che si commista in un fervore devozionale. Alex Majoli, invece, adotta un approccio più teatrale, trasformando il Giubileo in una rappresentazione antica, un palcoscenico dove si recitano rituali e si manifestano passioni. La sua fotografia coglie la drammaticità degli eventi, la solennità dei momenti culminanti, la potenza evocativa di gesti semplici. Paolo Pellegrin, infine, si immerge nei volti dei fedeli, cercando di stabilire un contatto intimo, un dialogo silenzioso. La sua fotografia non si limita a documentare, ma cerca di comprendere, di interpretare, di restituire l’umanità che si cela dietro ogni sguardo. Parallelamente, offre uno sguardo inedito su Roma, svelando angoli nascosti, scorci inaspettati, la memoria segreta di una città che solo i romani sanno veramente raccontare.L’esperienza espositiva si arricchisce ulteriormente con l’introduzione di video realizzati da Paolo Freschi e un testo inedito di Valerio Magrelli, entrambi elementi essenziali per contestualizzare e amplificare il significato delle immagini. L’acquisizione di due opere per ciascun fotografo nella collezione permanente del museo testimonia l’importanza di questa mostra per il patrimonio artistico e culturale del paese, segnando un momento significativo nella cronaca visiva di Roma, città eterna, teatro di fede, storia e infinite contraddizioni.
Roma, Giubileo: un’indagine fotografica tra fede e contraddizioni
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