giovedì, 26 Giugno 2025
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Sala di Costantino: un capolavoro rinascimentale risplende al Vaticano

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La Sala di Costantino, uno dei gioielli più preziosi custoditi all’interno dei Musei Vaticani, risplende di nuova luce, restituita da un impegnativo restauro decennale. Quest’ampia sala, dedicata all’imperatore romano che legalizzò il Cristianesimo, rappresenta un affascinante palinsesto della pittura rinascimentale romana, un vero e proprio compendio delle evoluzioni artistiche e delle committenze papali che segnarono i secoli XVI e XVII. Il completamento del restauro, avviato nel 2015 e culminato nel 2024, coincide con l’Anno Giubilare, offrendo all’utenza non solo una magnifica esperienza visiva, ma anche una rinnovata prospettiva interpretativa di un luogo carico di significato storico e artistico.La Sala di Costantino si configura come un’architettura narrativa, articolata in diverse fasi di intervento pittorico che riflettono le sensibilità e le ambizioni di cinque pontificati successivi. Inizia con i fasti dei papi medicei, Leone X e Clemente VII, che commissionarono a Raffaello le figure allegoriche di *Comitas* e *Iustitia*, realizzate ad olio su muro, e affidarono alla sua bottega, guidata dai talentuosi Giulio Romano e Giovan Francesco Penni, la realizzazione di quattro monumentali affreschi sulle pareti. Il pontificato di Paolo III Farnese, figura chiave nella transizione religiosa e culturale del Cinquecento, vide l’apporto di Sebastiano del Piombo, maestro di Raffaello, con interventi che arricchirono ulteriormente il programma iconografico. Infine, i pontificati di Gregorio XIII Boncompagni e Sisto V Peretti, figure emblematiche della Controriforma, culminarono nel 1590 con l’esecuzione, ad opera di Tommaso Laureti – allievo proprio di Sebastiano del Piombo – della volta, coronata dall’iconico *Trionfo del Cristianesimo sul Paganesimo*, un’opera di illusione prospettica di straordinaria inventiva scenica.Il restauro, supervisionato dalla Direttrice dei Musei Vaticani Barbara Jatta e curato da Fabrizio Biferali, Fabio Piacentini, Francesca Persegati e Fabio Morresi, non si è limitato a una mera pulizia superficiale, ma ha rappresentato un’indagine approfondita delle tecniche pittoriche utilizzate e delle successive stratificazioni cromatiche. La rimozione della patina secolare ha permesso di rivelare la vibrante luminosità dei colori originali e di decifrare le sottili variazioni che testimoniano le diverse mani all’opera, svelando l’organizzazione complessa del cantiere rinascimentale.Il contributo del Gabinetto di Ricerche Scientifiche è stato determinante. L’utilizzo di tecnologie all’avanguardia come la riflettografia, l’infrarosso, la fluorescenza UV e l’analisi chimica ha permesso di ricostruire le fasi esecutive, di identificare i pigmenti utilizzati e di comprendere le tecniche impiegate dagli artisti. La creazione di un modello tridimensionale basato su scansioni laser offre ora agli studiosi e al pubblico uno strumento inestimabile per l’analisi e l’interpretazione dell’apparato decorativo.L’intervento conservativo ha restituito non solo la bellezza cromatica e la chiarezza delle forme, ma anche una più profonda comprensione del significato storico e artistico della Sala di Costantino. Quest’ultima emerge ora come un vero e proprio documento del Cinquecento romano, un riflesso delle tensioni religiose e politiche, delle committenze papali e delle evoluzioni artistiche che caratterizzarono un’epoca cruciale della storia occidentale. L’opera di restauro ha, in definitiva, ripristinato un dialogo visivo tra Raffaello, la sua bottega, Laureti e il pubblico, permettendo di apprezzare la ricchezza e la complessità di un capolavoro che continua a incantare e a ispirare.

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