La recente escalation della vicenda giudiziaria che coinvolge l’ex sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha innescato una reazione a catena di interrogazioni politiche, evidenziando una tendenza preoccupante alla strumentalizzazione dell’informazione.
Una senatrice di Fratelli d’Italia, nel tentativo di creare un’equazione forzata tra due situazioni distinte, ha rivolto una domanda a Giuseppe Conte, ex Presidente del Consiglio e leader del Movimento 5 Stelle, sollecitandolo a esprimere un giudizio sull’inchiesta riguardante le presunte irregolarità negli affidamenti del Comune di Pesaro.
La connessione tra i due casi, tuttavia, appare del tutto arbitraria.
Sala si trova al centro di un’indagine, mentre l’ex sindaco di Pesaro, Matteo Ricci, attuale candidato alla presidenza regionale, risulta estraneo a qualsiasi coinvolgimento, sia presente che passato.
Questa evidente forzatura è stata prontamente segnalata dal deputato del Movimento 5 Stelle, Giorgio Fede, che ha espresso il suo disappunto nei confronti della senatrice Leonardi, definendo la sua iniziativa come un tentativo di propaganda a tutti i costi.
La critica di Fede non si è limitata a sottolineare l’assurdità della richiesta, ma ha esteso la sua analisi all’intera area politica di riferimento della senatrice, evidenziando una cronica carenza di capacità di analisi e una tendenza a ignorare le problematiche interne al proprio schieramento.
Il riferimento è diretto alla lunga lista di esponenti di Fratelli d’Italia che si sono trovati, o si trovano tuttora, sotto inchiesta, alcuni addirittura ricoprendo incarichi ministeriali.
Nomi come quello di Anna Maria Santanché, Giancarlo Delmastro e Nordio sono stati citati come esempi lampanti.
L’analisi non si è fermata al livello nazionale, ma ha esteso lo sguardo alla realtà regionale, con un riferimento specifico al caso Atim nelle Marche e all’inchiesta conseguente condotta dalla Corte dei Conti.
Questa puntualizzazione sottolinea come l’attenzione mediatica, spesso orientata a cercare scandali in altre regioni, tenda a oscurare le criticità interne alla stessa area politica che ne fa propaganda.
L’episodio, nel suo complesso, riflette una difficoltà, per alcuni settori politici, di confrontarsi con le proprie responsabilità e una tendenza a cercare capri espiatori in situazioni completamente distinte.
L’apparente confusione e la ricerca spasmodica di elementi di scandalo suggeriscono una strategia volta a distogliere l’attenzione dalle proprie debolezze e inadempienze, alimentando un clima di polarizzazione e disinformazione.
La richiesta di un giudizio su una vicenda specifica, senza una reale connessione con la situazione in esame, solleva interrogativi sulla trasparenza e sulla correttezza del dibattito politico, invitando a una riflessione più ampia sul ruolo dell’informazione e sulla responsabilità dei rappresentanti del popolo.