Candidatura della Festa di Sant’Agata all’UNESCO: un’eredità culturale da preservare e promuovereUn’iniziativa sinergica e ambiziosa prende forma a Catania: la candidatura della Festa di Sant’Agata alla prestigiosa lista del Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dell’UNESCO. Un protocollo d’intesa, siglato dalle massime istituzioni cittadine – il sindaco Enrico Trantino, l’arcivescovo metropolita Luigi Renna, il rettore Francesco Priolo e il presidente del Comitato per la Festa di Sant’Agata, Carmelo Grasso – segna l’avvio ufficiale di questo percorso, illuminando un’eredità culturale profondamente radicata nel tessuto sociale e identitario catanese.La decisione di perseguire questa candidatura non è frutto di una mera aspirazione a un riconoscimento internazionale, bensì una presa di coscienza del valore intrinseco e universale della Festa di Sant’Agata. Essa rappresenta un fenomeno complesso e articolato, un intreccio di fede, tradizione, arte, musica, gastronomia e ritualità che si tramanda di generazione in generazione, incarnando l’anima stessa della città. Non si tratta semplicemente di una celebrazione religiosa, ma di un vero e proprio mosaico di pratiche e significati che riflettono la storia, le sofferenze e le speranze di un popolo.Il protocollo d’intesa istituisce un Comitato Promotor, organo chiave per coordinare le attività necessarie alla candidatura, con il compito di raccogliere la documentazione richiesta e di presentare un dossier completo e convincente all’attenzione del Ministero della Cultura e, successivamente, all’UNESCO. Il processo di valutazione sarà rigoroso, ma la ricchezza e l’unicità della Festa di Sant’Agata offrono solide basi per un esito positivo.Il Sindaco Trantino ha sottolineato che il riconoscimento UNESCO non è un traguardo scontato, ma una stimolo a valorizzare il patrimonio culturale locale in tutte le sue dimensioni. L’iniziativa, al di là del valore simbolico, si configura come un potente strumento di coesione sociale, capace di superare le divisioni e di promuovere un senso di appartenenza comune in una comunità che ha storicamente affrontato momenti di frammentazione e difficoltà.Monsignor Renna ha espresso un profondo senso di onore per la possibilità di presentare la Festa di Sant’Agata a un pubblico internazionale, paragonandola a celebrazioni di risonanza mondiale come il *Inti Raymi* in Perù e la *Semana Santa* di Siviglia. La parola “patrimonio,” ha osservato l’arcivescovo, racchiude il significato di un dono prezioso, una responsabilità condivisa di custodi e coltivatori di un’eredità che trascende il presente.Il rettore Priolo ha evidenziato il ruolo dell’Università come supporto a questa iniziativa, riconoscendo in Sant’Agata non solo un evento di fede, ma un potente catalizzatore di identità collettiva e coesione sociale, un collante che lega diverse generazioni e comunità. La Festa, in questa prospettiva, assume un significato che va ben oltre la dimensione religiosa, configurandosi come un elemento fondante dell’identità catanese.Il contributo del professor Pier Luigi Petrillo, direttore della cattedra UNESCO in Patrimonio culturale immateriale e Diritto comparato dell’Università Unitelma Sapienza di Roma, ha fornito una prospettiva esperta e ottimista, frutto di una profonda conoscenza dei processi di candidatura UNESCO. La sua esperienza suggerisce che la Festa di Sant’Agata possiede tutti i requisiti necessari per essere riconosciuta come un patrimonio di inestimabile valore per l’umanità. La candidatura non è solo una vetrina per la città di Catania, ma un’opportunità per far conoscere al mondo la ricchezza e la complessità della cultura italiana.
Sant’Agata verso l’UNESCO: un’eredità culturale da proteggere
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