Un atto di profondo squilibrio mentale ha scosso la comunità, culminando in un sacrilego episodio all’interno del santuario dedicato al Santo Patrono. Un individuo, manifestando evidenti sintomi di confusione e disorientamento, ha forzato l’ingresso del luogo di culto, generando una scena di violenta devastazione. Non si è trattato di un atto vandalico, ma di una tragica espressione di sofferenza interiore, un grido disperato che si è materializzato nella profanazione di oggetti sacri e nella distruzione del patrimonio spirituale.Le telecamere di sorveglianza, testimoni silenziose di questa drammatica vicenda, hanno immortalato l’evento, proiettando l’immagine di un luogo venerato ridotto a un cumulo di rovine. Monsignor Francesco Campanile, parroco del santuario, assisteva impotente da remoto, impossibilitato a intervenire direttamente a causa dei suoi impegni in una celebrazione matrimoniale. Le immagini disseminate rapidamente sui social media hanno immediatamente generato un’onda di sconcerto e tristezza, alimentando un dibattito emotivo nella comunità.Il sindaco Massimo Buonanno ha immediatamente espresso la sua solidarietà a Monsignor Campanile, condannando l’atto con fermezza ma anche manifestando comprensione per la condizione psicologica dell’autore. “Questo non è un atto di vandalismo, ma la manifestazione di un dolore profondo,” ha dichiarato, sottolineando l’urgenza di garantire all’individuo l’assistenza medica e psicologica adeguata. L’amministrazione comunale, in collaborazione con l’ASL, si è attivata per assicurare un percorso di cura e riabilitazione.Anche Don Carmine Spada, parroco di Grumo, giunto da Sant’Antimo, ha voluto manifestare la sua vicinanza, descrivendo la scena come “un Santuario distrutto, saccheggiato…e tutti noi ci sentiamo distrutti.” Il suo messaggio, intriso di commozione, ha sottolineato la determinazione della comunità a ricostruire il santuario, non solo materialmente ma anche spiritualmente.Monsignor Campanile, attraverso i canali social, ha voluto ringraziare coloro che hanno espresso la loro solidarietà, confidando nella capacità della comunità di ricostruire e superare questo momento di profonda sofferenza. Durante l’omelia domenicale, ha invitato i fedeli a trasformare l’ira e il dolore in preghiera, esortandoli a offrire il loro affetto e la loro comprensione verso chi ha compiuto l’atto sacrilego. “Impariamo a vedere oltre la distruzione,” ha esortato, “perché dietro questo gesto c’è una persona che soffre e che ha bisogno di aiuto.” L’episodio, tragico e destabilizzante, si configura non solo come un attacco alla fede, ma come un campanello d’allarme sulla necessità di promuovere la salute mentale e l’inclusione sociale, offrendo supporto a chi si trova in difficoltà e combattendo lo stigma che ancora circonda le malattie psichiatriche. La ricostruzione del santuario, in questa ottica, assume un significato ancora più profondo: la ricostruzione della comunità, del tessuto sociale e della speranza.