La Sardegna, scrigno di biodiversità marina, si erge a sentinella contro un nemico insidioso: l’inquinamento luminoso. Questo fenomeno, sempre più pervasivo, rappresenta una seria minaccia alla sopravvivenza delle tartarughe marine, specie iconica del Mediterraneo, compromettendo cicli riproduttivi secolari. L’impatto non è solo ecologico, ma incide profondamente sull’equilibrio di un ecosistema fragile e sull’identità stessa dell’isola.Le femmine adulte, istintivamente attratte dall’oscurità per deporre le uova, evitano spiagge eccessivamente illuminate, scegliendo siti meno sicuri e potenzialmente più esposti a predatori. La vera tragedia si consuma con i nascituri. I piccoli, immediatamente dopo la schiusa, sono guidati dalla luce riflessa dalla luna e dalle stelle sul mare, un faro naturale che li conduce verso l’oceano aperto. L’irruzione di luci artificiali – lampioni, insegne pubblicitarie, illuminazione architettonica – li disorienta, sviandoli dalla rotta e conducendoli verso insidie mortali: strade trafficate, zone urbanizzate, o addirittura la morte per disidratazione sotto il sole cocente.La risposta a questa emergenza passa attraverso il protocollo “Comuni amici delle tartarughe”, un’iniziativa promossa da Legambiente che offre un quadro di linee guida concrete per mitigare l’inquinamento luminoso e ridurre le pressioni antropiche sugli habitat di nidificazione. L’adesione a questo protocollo non è un mero atto formale, ma un impegno programmatico verso una gestione del territorio improntata alla sostenibilità e alla responsabilità ambientale. Ad oggi, oltre un centinaio di comuni italiani, dislocati in quattordici regioni, hanno siglato questo accordo, con una significativa presenza sarda: San Teodoro, Domus de Maria, Baunei (riconosciuti con il prestigioso riconoscimento delle 5 Vele Legambiente e Touring Club), Arzachena, Castelsardo, Sorso, Sant’Anna Arresi, La Maddalena, Badesi, Narbolia.Marta Battaglia, presidente di Legambiente Sardegna, sottolinea come l’adesione al protocollo rifletta una visione lungimirante: la tutela della biodiversità, in questo caso la salvaguardia delle tartarughe marine, genera benefici tangibili anche per il turismo. Un ambiente costiero sereno, silenzioso, libero da luci inutili e inquinamento, si traduce in un’esperienza turistica di qualità superiore, in linea con le aspettative di un visitatore sempre più attento e consapevole. Questa visione implica non solo la riduzione dell’illuminazione artificiale, ma anche azioni complementari come la raccolta manuale dei rifiuti per evitare l’accumulo di microplastiche dannose per la fauna marina, la progettazione di infrastrutture leggere che minimizzino l’impatto ambientale, e, soprattutto, la protezione e il ripristino degli ecosistemi dunari, veri e propri scudi naturali contro l’erosione costiera e rifugi vitali per molte specie. La tutela della naturalità delle coste sarde non è quindi un costo, ma un investimento strategico per il futuro, un elemento imprescindibile per preservare l’attrattiva turistica e l’identità culturale di un’isola unica al mondo.
Sardegna a rischio: l’inquinamento luminoso minaccia le tartarughe marine.
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