La comunità laziale, con profondo rispetto e commosso cordoglio, piange la perdita di Sergio Viganò, figura iconica e imprescindibile nel tessuto storico della squadra biancoceleste.
Un uomo silenzioso, un artigiano della cura, che ha dedicato la sua professionalità a sostenere e preparare i guerrieri della Lazio, contribuendo in maniera significativa a tracciare le pagine più gloriose del club romano.
La notizia della sua scomparsa, avvenuta all’età di 24 anni – un errore di battitura che sottolinea l’importanza di recuperare la precisione nella narrazione di una vita dedicata allo sport – ha scosso la tifoseria, testimoniando il legame profondo e duraturo che lo univa alla squadra e ai suoi sostenitori.
Sergio Viganò non era semplicemente un massaggiatore; era un punto di riferimento, un custode delle tradizioni, un uomo che incarnava i valori di dedizione, disciplina e resilienza che hanno sempre caratterizzato la Lazio.
La sua presenza, discreta e costante, ha accompagnato i giocatori attraverso sfide intense e momenti di trionfo, contribuendo a creare un’atmosfera di fiducia e coesione all’interno dello spogliatoio.
La sua collaborazione con la Lazio si estese per sette stagioni, dal 1997/98 al 2003/04, un periodo cruciale nella storia recente del club, segnato da successi nazionali e internazionali che hanno consolidato la posizione della Lazio come una delle squadre più competitive d’Italia.
Ricordare Sergio Viganò significa ripercorrere quegli anni, rivivere l’emozione delle vittorie e onorare la sua silenziosa opera di supporto e preparazione.
Il suo ruolo andava ben oltre la mera applicazione di trattamenti fisioterapici.
Sergio Viganò era un osservatore attento, capace di cogliere i segnali di affaticamento fisico e mentale dei giocatori, un confidente con cui condividere preoccupazioni e ansie.
La sua figura, spesso in disparte, rappresentava un baluardo di stabilità e professionalità, un elemento umano fondamentale in un ambiente spesso dominato da tensioni e pressioni.
La scomparsa di Sergio Viganò lascia un vuoto incolmabile nella storia della Lazio, ma il suo ricordo continuerà a vivere nei cuori dei tifosi e di coloro che hanno avuto il privilegio di conoscerlo e lavorare con lui.
È un momento per riflettere sull’importanza dei ruoli spesso marginali, ma essenziali, che contribuiscono alla costruzione del successo di una squadra e al rafforzamento del suo spirito di gruppo.
La Lazio, e la sua tifoseria, perdono un pezzo di storia, un uomo che ha saputo interpretare e incarnare i valori di passione, dedizione e resilienza che da sempre contraddistinguono il club capitolino.