Questa mattina, a Grottaglie, si è dipinta una scena carica di significato e di profonda inquietudine: un sit-in spontaneo e sentito, promosso dal Sindacato Autonomo di Polizia (SAP), per sostenere due agenti temporaneamente indagati per omicidio colposo. La vicenda, intricata e dolorosa, si intreccia con l’uccisione del brigadiere capo Carlo Legrottaglie, avvenuta nel Brindisino pochi giorni prima e per la quale Michele Mastropietro, deceduto in un conflitto a fuoco con le forze dell’ordine, è stato indicato come responsabile.La manifestazione, a cui hanno presenziato esponenti del SAP provenienti da Foggia, la segreteria nazionale guidata da Stefano Paoloni e una delegazione regionale Puglia-Basilicata, non è un atto di sfida alla legge, ma un chiaro segnale di allarme riguardo la fragilità della posizione dei tutori dell’ordine che operano in contesti ad alta tensione. L’iscrizione dei due agenti nel registro degli indagati, pur rappresentando una garanzia procedurale fondamentale che ne consente la partecipazione alle indagini e la difesa legale, comporta pesanti ripercussioni sulla loro carriera e sulla loro dignità professionale, costringendoli ad affrontare un processo con le risorse personali.L’intervento del segretario provinciale Foggia, Giuseppe Vigilante, ha messo in luce una problematica strutturale: la necessità di una revisione legislativa che tuteli i poliziotti che, nell’esercizio delle loro funzioni e nel rispetto del dovere, si trovano ad affrontare situazioni estreme che richiedono l’uso, talvolta inevitabile, delle armi. Non si tratta di mettere in discussione l’operato della magistratura, garante dell’applicazione imparziale della legge, ma di riconoscere la peculiarità e la complessità del ruolo dei poliziotti, spesso chiamati a intervenire in situazioni di pericolo imminente.La richiesta rivolta alla classe politica è chiara: introdurre una norma che prevenga l’emissione automatica di avvisi di garanzia in casi in cui vi siano elementi che possano giustificare l’uso delle armi, come l’adempimento del dovere o la legittima difesa. L’attenzione si concentra sulla necessità di bilanciare la tutela dei diritti individuali con il riconoscimento del sacrificio e del coraggio dei poliziotti, che si espongono quotidianamente per garantire la sicurezza pubblica.Il sit-in rappresenta, in definitiva, un invito a una riflessione più ampia sulla funzione della polizia, sulla sua posizione all’interno della società e sulla necessità di fornire ai suoi operatori gli strumenti legali e il supporto morale necessari per svolgere il proprio lavoro in condizioni di sicurezza e dignità, evitando di trasformarli, con un atto formale come l’avviso di garanzia, in capri espiatori di una realtà criminale complessa e violenta. Il riconoscimento del rischio e della dedizione dei colleghi è un atto di giustizia e di gratitudine che il Paese non può più rimandare.
Sit-in a Grottaglie: Polizia in difesa dei colleghi indagati
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