Sonia Bergamasco, interprete di rara intensità e regista in ascesa, incarna una profonda simbiosi con il teatro, un laboratorio inesauribile di possibilità espressive che permea la sua esistenza artistica.
Lontana da una confort zone, il palcoscenico rappresenta per lei un continuo processo di scoperta, un terreno fertile per l’esplorazione di nuove narrazioni e la decostruzione di archetipi.
Questa filosofia si riflette nelle sue scelte interpretative e registiche, che spaziano dalla tragicità severa di Sofocle, con un recente *Elettra* diretta da Roberto Andò, alla rielaborazione intima e corale de *Il Nibbio*.
Immediatamente dopo l’estate, Bergamasco porterà in scena *La principessa di Lampedusa*, una produzione del Campania Festival in cui si cimenterà in una performance solitaria, interpretando Beatrice Mastrogiovanni Tasca di Cutò, figura storica enigmatica, madre di Tomasi di Lampedusa.
La sua presenza scenica si configurerà come un viaggio attraverso la memoria di una Palermo ferita dai bombardamenti, un’indagine commovente sulle passioni, i fallimenti e le follie che animano un’intera generazione.
L’opera si rivela un potente ritratto di resilienza e di sguardo critico verso il passato.
Parallelamente, Bergamasco continua a coltivare il suo impegno nel cinema, nutrendo un nuovo progetto registico che, ancora in fase embrionale, non esclude né la finzione narrativa né l’indagine documentaristica.
Questo approccio aperto e sperimentale sottolinea la sua costante ricerca di nuove forme espressive.
Il fascino di Eleonora Duse, figura iconica del teatro italiano, rimane una fonte di ispirazione profonda.
Bergamasco, a seguito della realizzazione del documentario *Duse The Greatest*, confessa di aver appena grattato la superficie della sua complessità.
Il confronto con la Duse non si traduce in una mera imitazione, bensì in un dialogo silenzioso, un tentativo di comprendere la sua visione audace, la sua capacità di rompere con le convenzioni e di rivendicare una voce autonoma all’interno del sistema teatrale.
Il futuro film di Pietro Marcello, dedicato alla stessa Duse, suscita in lei un’attesa viva e consapevole.
La sua vita affettiva, condivisa con l’attore Fabrizio Gifuni, si intreccia con la sua carriera artistica.
I due, genitori di due figlie, una con una spiccata predisposizione per la fotografia e l’altra dedita allo studio della recitazione al Centro Sperimentale di Cinematografia, partecipano attivamente alla vita del festival di Tavolara.
Il rapporto con Gifuni si configura come un esempio di collaborazione artistica e affettiva: un legame basato sull’ascolto reciproco, il rispetto delle diversità e la consapevolezza della complementarità.
Lontani da una competizione sterile, i due attori hanno saputo costruire un percorso condiviso, dove le scelte professionali si confrontano in un dialogo costruttivo e le responsabilità più significative vengono affrontate insieme.
Questa armonia si estende alla famiglia, creando un ambiente fertile per la crescita individuale e collettiva, alimentato dalla passione per l’arte e dalla condivisione di valori.