Nel corso del processo per favoreggiamento, in cui è imputato Marco Soracco, commercialista accusato di aver protetto Anna Lucia Cecere, ex insegnante sospettata dell’omicidio di Nada Cella, emergono dettagli inediti e una denuncia amara. Soracco, assistito dall’avvocato Andrea Vernazza, ha rilasciato dichiarazioni spontanee, aprendo una prospettiva sulla vicenda che contrasta con l’immagine di potere e influenza che la sua famiglia e il suo studio professionale avrebbero, secondo l’accusa, esercitato a Chiavari.La testimonianza di Soracco si configura come una strenua difesa della sua reputazione e di quella dei suoi cari, smentendo le accuse di una rete di protezione e intimidazione che avrebbero oscurato la verità sull’omicidio di Nada Cella. “Sono stato trattato come un mafioso, come Riina,” ha dichiarato, sottolineando l’assurdità di una simile accusa in un contesto locale, privo di dinamiche criminali strutturate. Le sue parole dipingono un quadro di interrogatori aggressivi e denigratori, caratterizzati da insulti e accuse infondate, che lo hanno etichettato come “moralista di m…”, attribuendogli presunti favori a Anna Lucia Cecere, definita “ragazza madre” in modo sprezzante. Questa percezione, secondo Soracco, ha distorto la realtà, alimentando un’immagine distorta della sua figura e di quella della sua famiglia.La sua difesa si concentra anche sulla smentita di alcune testimonianze chiave emerse nel corso delle indagini. Riferendosi al fermacarte, oggetto ritenuto arma del delitto dalla pubblica ministero Gabriella Dotto, Soracco ha evidenziato la sua natura di semplice accessorio da scrivania, negando di averlo mai utilizzato e sottolineando l’assenza di tracce di sporco che ne avrebbero confermato un uso violento. Ha inoltre contestato le affermazioni del commercialista Bertuccio, giudicandole prive di senso logico e frutto di una conoscenza superficiale della sua attività professionale.Un altro punto cruciale della difesa di Soracco riguarda le accuse relative a presunte transazioni finanziarie illecite all’interno del suo studio. Le affermazioni di Saverio Pelle, zio di Nada Cella, che aveva insinuato la circolazione di buste di denaro, sono state respinte come infondate, sostenendo di aver subito controlli approfonditi da parte della Guardia di Finanza e dell’Agenzia delle Entrate, che non avevano mai rilevato anomalie.Le intercettazioni di Anna Lucia Cecere, ascoltate in precedenza, riflettono la sua angoscia e la sua disperazione, esprimendo la sensazione di aver subito un’ingiusta persecuzione e di aver visto la propria vita irrimediabilmente compromessa. Le sue negazioni di coinvolgimento, sebbene non conclusive, offrono un ulteriore elemento di complessità in un caso avvolto da ombre e sospetti. La testimonianza di Soracco, pur non risolvendo definitivamente la questione, offre una prospettiva inedita, sollevando interrogativi sulla correttezza delle indagini e sulla gestione della vicenda da parte delle autorità.
Soracco contro tutti: la difesa e le accuse nel processo Cella
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