Due casi distinti, emblematici di un problema sociale sempre più pressante, hanno recentemente portato all’arresto di due uomini in Calabria, rispettivamente a Belvedere Spinello (Crotone) e Reggio Calabria. Questi episodi, pur nella loro diversità, illustrano la complessità e le sfide nell’applicazione delle misure di protezione per le vittime di stalking e la difficoltà di garantire il rispetto degli obblighi imposti ai presunti aggressori.Nel crotonese, l’arresto a Belvedere Spinello si è concretizzato in seguito al rifiuto di un uomo di 29 anni di adempiere a un obbligo cruciale: l’indossare il braccialetto elettronico, dispositivo pensato per monitorare la sua prossimità alla persona offesa e garantire la sua sicurezza. La vicenda è nata da una denuncia, immediatamente seguita da un’indagine condotta dai Carabinieri, sotto la direzione della Procura della Repubblica di Crotone. L’inchiesta aveva portato all’emissione di un ordine di protezione, che includeva la misura della localizzazione tramite braccialetto elettronico. Il rifiuto, apparentemente marginale, si è rivelato un atto di sfida che ha determinato un’aggravamento della posizione dell’uomo, culminando nella custodia cautelare in carcere. Questo episodio solleva interrogativi sull’efficacia delle misure alternative alla detenzione, quando la volontà di collaborazione da parte del soggetto sottoposto a controllo risulta assente.A Reggio Calabria, la dinamica è diversa ma ugualmente inquietante. Un giovane era gravato da un ordine restrittivo, conseguente a una serie di comportamenti persecutori e maltrattamenti nei confronti della sua ex compagna. Il braccialetto elettronico, in questo caso, non era una misura preventiva, ma una conseguenza di precedenti violazioni. Nonostante ciò, l’uomo ha violato il divieto di avvicinamento, insisto imperterrito nei pressi dell’abitazione della donna. L’allarme lanciato dal braccialetto elettronico ha permesso ai militari della Compagnia di Reggio Calabria di intervenire tempestivamente, bloccando il soggetto. L’arresto è stato eseguito in esecuzione di un’ordinanza che ha disposto la misura degli arresti domiciliari, un inasprimento significativo rispetto alla precedente condizione.Questi due casi, presi singolarmente, rappresentano una drammatica fotografia di un fenomeno che permea la società contemporanea. Lo stalking, inteso come un insieme di comportamenti ripetuti e intrusivi, genera paura e ansia nelle vittime, compromettendone la sicurezza personale e la qualità della vita. La risposta legislativa, con l’introduzione di strumenti come il braccialetto elettronico e gli ordini di protezione, è un tentativo di offrire un supporto concreto alle vittime e di limitare la libertà d’azione degli aggressori. Tuttavia, l’efficacia di queste misure dipende in modo cruciale dalla collaborazione dei soggetti coinvolti e dalla capacità delle forze dell’ordine di garantire il rispetto degli obblighi imposti. Questi episodi evidenziano inoltre la necessità di un approccio multidisciplinare che coinvolga non solo le istituzioni giudiziarie e di polizia, ma anche i servizi sociali, psicologici e di supporto alle vittime, al fine di prevenire il ripetersi di tali drammi e di promuovere una cultura del rispetto e della convivenza civile.
Stalking, braccialetti e arresti: due casi emblematici in Calabria
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