mercoledì, 2 Luglio 2025
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Stasi al vaglio della Cassazione: l’intervista alle Iene al centro

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La Cassazione al vaglio dell’ordinanza Stasi: vizi di legittimità, motivazioni controverse e il nodo dell’intervista alle “Iene” – Implicazioni per il regime dei permessi premio e il futuro della semilibertàIl caso Alberto Stasi, condannato per l’omicidio di Chiara Poggi, torna all’attenzione della Corte di Cassazione, sollevando interrogativi cruciali sulla corretta applicazione del regime dei benefici penitenziari e sulla necessità di motivazioni rigorose nelle decisioni che riguardano la semilibertà. La Procura Generale di Milano ha impugnato l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza che ha ammesso Stasi al regime meno restrittivo, denunciando vizi di legittimità nella motivazione che ne ha giustificato il provvedimento.Al centro della disputa, l’intervista rilasciata da Stasi al programma televisivo “Le Iene” durante un permesso premio concesso per ricongiungimento familiare. La Procura Generale contesta la mancanza di una specifica autorizzazione per l’intervista, sostenendo che i permessi premio debbano essere concessi esclusivamente per motivi familiari, culturali o lavorativi, categorie in cui l’attività giornalistica non può essere ricompresa.La decisione della Corte di Cassazione, attesa in un’udienza prevalentemente cartolare, si preannuncia determinante. Potrebbe confermare la semilibertà di Stasi, implicitamente validando l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza, oppure annullarla con rinvio, affidando ai giudici milanesi il compito di una nuova valutazione, vincolata dalle indicazioni fornite dalla Cassazione stessa.Il caso Stasi, tuttavia, trascende la vicenda personale del condannato, aprendo un dibattito più ampio sulla necessità di garantire la trasparenza e la correttezza delle motivazioni nelle decisioni che riguardano i benefici penitenziari. La questione sollevata dalla Procura Generale pone l’accento sull’importanza di definire con precisione i criteri per la concessione dei permessi premio e sulla necessità di un controllo rigoroso delle attività svolte dai detenuti durante tali periodi, al fine di tutelare la sicurezza pubblica e il rispetto delle istituzioni. L’esito del ricorso potrebbe dunque avere ripercussioni significative sull’interpretazione e l’applicazione del regime dei benefici penitenziari, influenzando le decisioni future in casi analoghi.

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