L’incidente probatorio si è concluso con un’ammissione velata, un’eco di sospetti che si riflette nella voce rotta di Claudio Sterpin, figura chiave nell’intricata vicenda che avvolge la tragica scomparsa di Liliana Resinovich. Le sue parole, pronunciate al termine dell’esame, non offrono certezze, ma sollevano interrogativi ancora più profondi, proiettando ombre su un mistero che sembra impenetrabile.Sterpin, con una cautela che tradisce la gravità della situazione, ha negato un coinvolgimento diretto per Sebastiano Visintin, l’uomo a cui la cronaca aveva inizialmente attribuito il ruolo di principale sospettato. Tuttavia, la sua affermazione – “Io spero di no per lui, però sa tutto quello che è successo” – suggerisce una conoscenza intima degli eventi, una consapevolezza che lo pone al centro di un vortice di informazioni riservate.La tesi di Sterpin, che Liliana Resinovich sia stata condotta sul luogo del ritrovamento, nega un’azione volontaria da parte della vittima, implicando la presenza di altre persone e un piano preordinato. Questa precisazione, unita alla sua insistenza sul fatto che “uno solo non fa quel lavoro”, rafforza l’ipotesi di una complicità, di una rete di responsabilità che si estende oltre la figura di Visintin.L’affermazione di Sterpin, secondo cui Visintin potrebbe essere un “copritore”, apre scenari complessi. La possibilità che Visintin stia proteggendo qualcun altro, non è escludibile, sebbene Sterpin sottolinei che stabilire la verità non rientra nelle sue competenze.La pluralità delle ipotesi, descritta da Sterpin come un ventaglio di “millanta” possibilità, ciascuna valida, testimonia la complessità del caso e l’impossibilità, allo stato attuale, di restringere il campo dei sospetti. Questo ampio spettro di possibilità, che lascia spazio a interpretazioni divergenti, alimenta la frustrazione e l’impazienza dell’opinione pubblica.La richiesta finale di Sterpin – “Spero che la Procura abbia un orientamento preciso” – rivela un desiderio di chiarezza e una fiducia, forse un po’ malcelata, nelle capacità investigative delle autorità. La speranza che emergano “qualche novità e la verità, per forza”, riflette l’urgenza di un epilogo che possa restituire dignità alla memoria di Liliana Resinovich e offrire risposte alle innumerevoli domande che ancora aleggiano sul suo destino. Il caso, sospeso in una nebulosa di indizi e silenzi, attende una svolta che possa dissipare le ombre e illuminare la verità, un obiettivo che appare, al momento, irraggiungibile.
Sterpin: ammissioni velate e nuovi sospetti nel caso Resinovich
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