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Suore di Treviso scelgono la fuga per sfuggire tensioni interne al convento benedettino di San Giacomo.

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Tra le ombre del convento benedettino di San Giacomo di Veglia a Treviso, si sono verificate vicissitudini di portata storica che hanno spinto cinque suore di clausura ad abbandonare la loro casa per cercare riparo in un luogo ancora sconosciuto. Queste donne consacrate hanno motivato il loro gesto con una serie di tensioni insopportabili emerse nel monastero dopo l’arrivo di una Commissione ispettiva incaricata dall’autorità ecclesiastica per verificare gli aspetti disciplinari e di governo interno. Una delle suore più giovani, ha rivelato un quadro di grande disagio interiore causato dalla progressiva espulsione dei membri della comunità che non condividevano l’impostazione autoritaria imposta dal nuovo regime.La rimozione della badessa, elemento fondamentale per la stabilità e la continuità delle tradizioni religiose e culturali, ha creato un vuoto di leadership che ha contribuito ad accrescere le tensioni all’interno del monastero. Le cinque suore hanno scelto una via non convenzionale per avvertire i Carabinieri della loro imminente partenza dal convento: con una telefonata informale, il loro intento è stato quello di tranquillizzare le autorità e la popolazione circa la loro scomparsa improvvisa.Le motivazioni alla base della scelta delle suore sono state definite in termini di pressione psicologica che, nel corso degli ultimi due anni, ha culminato nella destituzione della madri superiora. In un contesto normativo e culturale complesso come quello attuale, le decisioni prese dalle cinque suore si pongono in un quadro di profonda riflessione circa il ruolo e la funzione delle istituzioni religiose nel processo di rinnovamento e trasformazione della società.

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