La neutralità svizzera, da sempre cardine della sua politica estera, si configura oggi come un terreno potenzialmente fertile per l’avvio e la prosecuzione di negoziati volti alla risoluzione del conflitto in Ucraina. L’annuncio, diffuso attraverso il canale Telegram del capo dell’Ufficio presidenziale ucraino, Andriy Yermak, testimonia un interesse concreto e proattivo da parte di Kiev nell’esplorare la possibilità di avvalersi del territorio elvetico come sede di futuri incontri diplomatici.Il colloquio tra Yermak e il consigliere per la sicurezza nazionale svizzero, Gabriel Lüchinger, non si è limitato alla mera conferma della disponibilità elvetica, ma ha sondato le possibili traiettorie di un dialogo volto a definire una “pace giusta”. Questa espressione, densa di implicazioni e di aspettative, riflette la complessità della situazione e la necessità di affrontare le questioni fondamentali che hanno scatenato e perpetuano il conflitto. Si tratta, in sostanza, di una pace che non solo ponga fine alle ostilità, ma che affronti anche le cause profonde della guerra, garantendo la sicurezza e la sovranità dell’Ucraina, e considerando le legittime preoccupazioni di tutte le parti coinvolte.La scelta della Svizzera, in questo contesto, non è casuale. La sua lunga tradizione di mediazione, la sua reputazione di imparzialità e la sua solida infrastruttura istituzionale la rendono un luogo ideale per ospitare discussioni delicate e complesse. La neutralità svizzera, lungi dall’essere un semplice disinteresse per gli eventi internazionali, rappresenta un principio attivo, volto a facilitare il dialogo e a promuovere la cooperazione tra le nazioni.Tuttavia, l’avvio di negoziati di pace è un processo intrinsecamente difficile e imprevedibile. Il percorso verso una “pace giusta” sarà certamente irto di ostacoli e di compromessi dolorosi. Richiederà volontà politica, fiducia reciproca e un impegno concreto da parte di tutte le parti coinvolte. La semplice disponibilità di un luogo neutro come la Svizzera è solo il primo passo, ma rappresenta un segnale positivo e un’opportunità da cogliere per avviare un dialogo costruttivo e per lavorare, con determinazione, verso una soluzione duratura del conflitto. L’affermazione di Yermak – “continuiamo a lavorare” – è un monito all’impegno costante e alla perseveranza necessarie per raggiungere un obiettivo tanto ambizioso quanto essenziale per la stabilità dell’Europa e del mondo.