I mercati finanziari globali si contraggono sotto il peso di crescenti tensioni commerciali, innescate dalle minacce di un’escalation protezionistica da parte dell’amministrazione statunitense. L’annuncio di un potenziale aumento dei dazi doganali sull’Unione Europea al 50% a partire dal primo giugno ha innescato un’ondata di vendite sui mercati azionari europei, evidenziando la vulnerabilità dell’economia continentale alle politiche commerciali aggressive.Le principali piazze finanziarie europee hanno subito perdite significative: Parigi cede il 2,2%, Milano il 2,0%, Francoforte l’1,7% e Madrid l’1,6%. L’andamento di Londra, con una lieve flessione dello 0,6%, appare relativamente più stabile grazie alla mitigazione offerta dalle tariffe agevolate del 10% introdotte l’8 maggio, un’eccezione che evidenzia la complessità delle relazioni commerciali transatlantiche.Anche i mercati statunitensi mostrano segni di debolezza, con il Dow Jones che registra un calo dello 0,8% e il Nasdaq che perde l’1,2%, riflettendo una crescente incertezza tra gli investitori a fronte di prospettive economiche offuscate dalle nuove restrizioni commerciali.Sul fronte dei rendimenti obbligazionari, si assiste a un ampliamento del differenziale tra i BTP italiani e i Bund tedeschi decennali, ora attestato a 103,3 punti. Questo fenomeno, sebbene apparentemente positivo per l’Italia in termini di riduzione del rendimento annuo (calato di 5,7 punti al 3,59%), cela una lettura più complessa: l’aumento del differenziale riflette una maggiore percezione del rischio associato al debito sovrano italiano, che potrebbe presto richiedere un adeguamento delle politiche fiscali. Il rendimento dei titoli tedeschi si attesta al 2,56% (calo di 8 punti), mentre quello statunitense scende al 4,49% (calo di 4,2 punti), indicando un rifugio sicuro per i capitali in cerca di stabilità.Il dollaro, indebolito a 0,88 euro e 0,74 sterline, riflette l’incertezza che grava sull’economia americana. In controtendenza, l’oro continua la sua progressione (+1,18% a 3.328,7 dollari l’oncia), interpretato come un bene rifugio in tempi di turbolenza geopolitica ed economica. Parallelamente, si registra una contrazione delle quotazioni del greggio (WTI -1,19% a 60,48 dollari al barile) e del gas naturale (-0,84% a 1,15 euro/MWh), probabilmente legata a previsioni di un rallentamento della domanda globale.Le ripercussioni delle tensioni commerciali si manifestano con particolare intensità nei settori più esposti al commercio internazionale. Il comparto automobilistico è pesantemente colpito, con cali significativi per produttori come Porsche (-4,8%), Stellantis (-4,8%), Ferrari (-4,5%), Mercedes (-4,2%), Bmw (-3,9%), Volkswagen (-3,2%) e Renault (-2,4%). Analogamente, il lusso subisce un duro colpo, con Swatch (-5,9%), Cucinelli (-4,9%), Hermes (-4,5%), Kering (-4,1%) e Moncler (-3,5%) che vedono i loro titoli penalizzati.Anche il settore bancario mostra segni di debolezza, con Popolare Sondrio (-4,0%), Mps (-3,6%), Unicredit (-3,7%), Intesa (-3,5%), Banco Bpm (-2,6%) e Mediobanca (-2,4%) che registrano performance negative, riflettendo la fragilità del sistema finanziario europeo in un contesto di incertezza economica e di potenziali nuove restrizioni commerciali. La situazione sottolinea la necessità di una gestione prudente delle risorse finanziarie e di una revisione delle strategie di investimento per mitigare i rischi derivanti dalle tensioni internazionali.