L’escalation delle tensioni tra Stati Uniti e Iran, concretizzatasi con il recente attacco, solleva scenari preoccupanti per la stabilità globale, come evidenziato dalle riflessioni del professor Romano Prodi durante la presentazione del libro “La pace difficile. Diari di un ambasciatore a Mosca”. Prodi, con la sua profonda esperienza diplomatica, non si limita a una lettura superficiale dell’evento, ma ne delinea le possibili conseguenze geopolitiche a lungo termine.La natura asimmetrica del conflitto, dove un attore dotato di potenza militare schiacciante affronta un avversario che non può competere in termini di forza convenzionale, inevitabilmente spinge quest’ultimo a ricorrere a strumenti alternativi, quali il terrorismo, come forma di resistenza e di proiezioni di influenza. Questo non costituisce una semplice reazione, ma una logica intrinseca alla dinamica del potere in contesti di sbilanci marcati.L’attacco, lungi dal raggiungere obiettivi strategici, rischia di amplificare il sentimento di frustrazione e rabbia nella popolazione iraniana, trasformando i piloti coinvolti in figure eroiche all’interno della narrativa nazionale. Questo fenomeno alimenta un ciclo di radicalizzazione e di legittimazione di azioni violente, rendendo più arduo il percorso verso una soluzione pacifica.L’incidente accelera inoltre il consolidamento del programma politico “Make America Great Again”, rafforzando il sentimento nazionalista e protezionista all’interno degli Stati Uniti. Questa tendenza, già in atto, potrebbe tradursi in un ulteriore isolamento del paese sulla scena internazionale e in un irrigidimento delle sue politiche estere.Un elemento cruciale da considerare è la risposta coordinata di Cina e Russia, due potenze sempre più determinate a sfidare l’egemonia americana. L’attacco all’Iran potrebbe fungere da catalizzatore per un rafforzamento della loro collaborazione strategica, con implicazioni significative per l’equilibrio di potere a livello globale. La loro capacità di fornire supporto politico, economico e, potenzialmente, militare all’Iran, potrebbe limitare l’efficacia delle sanzioni occidentali e rendere più difficile per gli Stati Uniti perseguire i propri obiettivi.Il professor Prodi sottolinea con chiarezza che la stabilità futura dipende da un accordo implicito tra le potenze globali: Stati Uniti, Russia e Cina. Un mancato coordinamento tra questi attori, ciascuno con i propri interessi e obiettivi strategici, significherebbe per Teheran una perdita di voce e una marginalizzazione nel sistema internazionale. La necessità di una diplomazia multilaterale, basata su un dialogo aperto e costruttivo, appare quindi più impellente che mai. La ricostruzione di ponti, la condivisione di responsabilità e la ricerca di soluzioni condivise rappresentano l’unica via per evitare un’ulteriore spirale di violenza e instabilità.
Tensioni USA-Iran: Prodi avverte, rischio di escalation globale.
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