L’azione di Extinction Rebellion a Torino ha scosso la mattinata, trasformando la facciata di Palazzo Civico in un palcoscenico di denuncia e appello all’azione. Attivisti e attiviste, in un gesto simbolico potente, hanno salito le statue che adornano l’ingresso dell’edificio, avvolgendole con i colori della bandiera palestinese e srotolando uno striscione incisivo: “Torino 2030: guerra o clima?”. Un altro striscione a terra, “Basta accordi con stati genocidi”, amplificava il messaggio di profondo dissenso.L’atto di disobbedienza civile non si esaurisce in una semplice manifestazione, ma si presenta come una richiesta esplicita di revisione delle politiche comunali. Extinction Rebellion esorta l’amministrazione comunale a dimostrare un coraggio politico e una coerenza etica, interrompendo le relazioni commerciali e diplomatiche con Israele, seguendo l’esempio di altre realtà locali che hanno già intrapreso tale percorso.Il fulcro della protesta risiede nella necessità imperativa di accelerare la transizione ecologica e raggiungere l’azzeramento delle emissioni entro il 2030, un impegno assunto a livello locale che, a detta degli attivisti, rischia di essere compromesso da scelte politiche miopi. La connessione tra crisi climatica e conflitti armati è presentata non come una correlazione accidentale, ma come una causa-effetto intrinseca.Secondo dati scientifici riconosciuti a livello globale, il settore militare è responsabile di una quota significativa, stimata intorno al 5%, delle emissioni totali di gas serra. Questa percentuale, sebbene apparentemente ridotta, ingloba un impatto ambientale molto più ampio, comprendendo le emissioni dirette derivanti dalla produzione di armamenti, dai trasporti militari, dalla distruzione di ecosistemi durante i conflitti e dall’induzione di instabilità che può portare a migrazioni di massa e ulteriori pressioni sulle risorse naturali.L’azione di Extinction Rebellion, quindi, non si limita a contestare una specifica politica commerciale, ma solleva un interrogativo cruciale: come conciliare l’impegno per la sostenibilità ambientale con il sostegno a governi e sistemi politici che perpetrano violenze e conflitti? Si tratta di un invito a ripensare il concetto stesso di sicurezza, spostando l’attenzione dalla sicurezza militare a quella ambientale, sociale ed economica, perché una pace duratura può essere raggiunta solo attraverso la giustizia climatica e la protezione del pianeta. L’azione mira a stimolare un dibattito pubblico urgente, volto a ridefinire le priorità della città di Torino e a misurare il suo impegno verso un futuro realmente sostenibile, in cui la guerra non sia un ostacolo, ma un ricordo sbiadito, a favore di un clima più sicuro per tutti.
Torino, Extinction Rebellion: Statua Avvolta per Clima e Pace
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