L’avvio del dibattimento giudiziario relativo all’inchiesta milanese che ha investito la gestione urbanistica della città ha segnato una tappa significativa, con la decisione del giudice Paola Braggion di disporre la testimonianza del sindaco Giuseppe Sala. La vicenda, che coinvolge otto imputati – un mosaico di imprenditori, tecnici, funzionari e dirigenti, alcuni dei quali in precedenza hanno ricoperto ruoli chiave nell’amministrazione comunale – ruota attorno a accuse gravissime: abuso edilizio, lottizzazione abusiva e falsificazione di documenti, tutte contestate in relazione alla realizzazione della controversa Torre Milano.La decisione del giudice Braggion, seppur formalmente derivante da una richiesta presentata dalle difese degli imputati, riflette la complessità e la portata dell’indagine, che ha messo a dura prova la giunta comunale e sollevato interrogativi cruciali sulla trasparenza e sulla correttezza dei processi decisionali in materia di sviluppo urbanistico. La testimonianza di Sala, in particolare, rappresenta un momento di potenziale svolta, poiché il suo contributo diretto potrebbe illuminare aspetti poco chiari e offrire una prospettiva interna sulle dinamiche che hanno portato alle accuse.Parallelamente alla richiesta di testimonianza del sindaco, il Tribunale ha accolto le istanze presentate dalle difese anche per l’audizione di figure di spicco come Fabiana Dadone e Paola De Micheli, ex ministre durante il governo Conte. La loro presenza come testimoni amplifica l’interesse pubblico e sottolinea l’importanza politica del caso, suggerendo connessioni potenzialmente rilevanti a livelli più ampi del governo locale.La vicenda Torre Milano, con le sue intricate relazioni tra poteri pubblici e interessi privati, non si limita a una mera questione di responsabilità penale individuale. Essa apre un dibattito più ampio sulla governance del territorio, sulla necessità di rafforzare i controlli e i meccanismi di prevenzione della corruzione, e sulla vitalità della partecipazione civica nei processi decisionali che impattano sul futuro della città. La testimonianza di Sala e delle altre figure chiamate in causa potrebbe contribuire a far luce su questi aspetti cruciali, fornendo elementi per una riflessione critica e, auspicabilmente, per un miglioramento delle pratiche amministrative e della cultura della legalità. Il processo si configura quindi come un banco di prova per l’amministrazione comunale e per l’intero sistema di controllo urbanistico milanese.