sabato, 14 Giugno 2025
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Tragedia sul Monviso: recuperati i corpi di due alpinisti.

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Il Monviso, gigante di roccia e ghiaccio che domina la valle Po, ha restituito con amarezza i corpi di Michele Bruzzone, 55 anni, residente a Cengio (Savona), e Daniela Colocci, 33 anni, brigadiere dei Carabinieri in servizio a Varazze (Savona). La tragedia, consumatasi su una delle sue pareti più impegnative, la Nord, ha concluso un’odissea di ricerca iniziata con l’allarme lanciato dalle rispettive famiglie, preoccupate per il mancato rientro a casa.Lunedì 9 giugno, la coppia di alpinisti aveva intrapreso l’ascesa, partendo da Pian del Re, un avamposto di accesso al massiccio, con l’obiettivo di conquistare la parete Nord e trascorrere la notte nel rifugio alpino Villata, un punto di riferimento per gli escursionisti che affrontano questo percorso. La scelta di questa parete, nota per la sua complessità tecnica e le condizioni meteorologiche spesso imprevedibili, testimonia l’esperienza e la determinazione dei due alpinisti.Le operazioni di ricerca, coordinate con precisione e tempestività, si sono concentrate sulla parete Nord, un labirinto di rocce, canali innevati e crepacci che rendono il recupero particolarmente arduo. Il Soccorso Alpino, supportato dall’unità di elisoccorso Maxiemergenza, ha operato in condizioni meteorologiche variabili, affrontando il terreno impervio con professionalità e dedizione. La localizzazione dei corpi, avvenuta lungo il canale Coolidge, a un’altitudine di 2.400 metri, ha segnato un momento di profonda tristezza per tutti i coinvolti.Il recupero delle salme, trasportate con cura all’ospedale di Saluzzo, segna la conclusione di una fase critica, ma lascia spazio a interrogativi sul destino che ha colpito i due alpinisti. L’altitudine, le temperature rigide, il rischio di valanghe, e le improvvise variazioni atmosferiche rappresentano sfide costanti per chi affronta l’ambiente montano. Questa vicenda, oltre a rappresentare una perdita personale per le famiglie e i colleghi, solleva riflessioni più ampie sulla sicurezza in montagna, sulla necessità di una preparazione accurata e sull’importanza di un costante aggiornamento delle tecniche di salvataggio, in un contesto ambientale sempre più vulnerabile e imprevedibile. Il Monviso, con la sua maestosità, conserva ora il ricordo di due persone che lo hanno amato e sfidato, lasciando un segno indelebile nella comunità montana.

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