Un’onda di sgomento e rabbia investe la comunità dell’autotrasporto sarda, un’eco amplificata dal suono incessante dei telefoni che squillano. La tragica scomparsa di Filippo Ionta, autista romano di 48 anni, vittima di un incidente sulla statale 131 nei pressi di Macomer, ha riacceso un dibattito urgente e doloroso: quello sulla sicurezza stradale e sulle condizioni di lavoro nel settore della logistica. Arnaldo Boeddu, segretario della Fit Cgil Sardegna, esprime il profondo cordoglio alla famiglia Ionta, ma al contempo lancia un grido d’allarme che affonda le radici in anni di pressanti richieste al mondo delle istituzioni.L’incidente non è un evento isolato, ma il sintomo acuto di una malattia strutturale che affligge il settore. Il personale della Fit Cgil, che rappresenta autisti, corrieri e tutti coloro che quotidianamente si confrontano con le faticose operazioni di carico e scarico, vive un momento di profonda angoscia. Non si tratta di una semplice reazione emotiva, ma di una presa di coscienza della fragilità intrinseca a un sistema che privilegia l’efficienza a discapito della sicurezza e del benessere dei lavoratori.La richiesta non è quella di uno sciopero, strumento spesso percepito come controproducente e fonte di ulteriori disagi. Il vero appello è rivolto alle istituzioni, affinché si assumano la responsabilità di affrontare un problema complesso e pluridimensionale. Si chiede una verifica rigorosa e sistematica dei cantieri stradali, un’applicazione scrupolosa delle normative in materia di sicurezza e, soprattutto, la creazione di una task force dedicata all’analisi approfondita delle cause degli incidenti e all’implementazione di misure preventive efficaci.Il leader sindacale sottolinea con amarezza come la manutenzione ordinaria, come la cura della vegetazione lungo le strade, sia spesso vittima di gare d’appalto caratterizzate da una spietata logica del ribasso, che compromette la qualità e la tempestività degli interventi. Un dettaglio apparentemente marginale, come la presenza di erba alta che ostruisce la visibilità, si rivela fatale. Questa tragedia non è solo una perdita umana, ma un fallimento collettivo.La domanda che riecheggia nell’aria è un monito: se non si affrontano con determinazione le criticità esistenti, chi sarà il prossimo a pagare un prezzo così alto? Si richiede non solo una risposta immediata, ma un cambio di paradigma che metta la sicurezza al centro delle priorità, garantendo un ambiente di lavoro dignitoso e protetto per tutti coloro che contribuiscono a mantenere in movimento il nostro Paese. Il silenzio e l’inerzia non sono più un’opzione.
Tragico incidente in Sardegna: autotrasporti in lutto, richiesta di sicurezza.
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