La nascita di una nuova vita, sospesa tra la fragilità e la speranza, si è trasformata in un trionfo medico grazie a un intervento di trapianto epatico di straordinaria complessità. Una neonata di soli sei mesi, affetta da una condizione patologica estremamente rara che comprometteva irrimediabilmente le vie biliari, ha ricevuto un dono inestimabile: una porzione di fegato dalla madre, unita a una procedura chirurgica innovativa che ha riscritto i confini della chirurgia pediatrica.La malformazione, caratterizzata da un’anomalia congenita dei condotti biliari, impediva il corretto deflusso della bile, con conseguenze potenzialmente letali per la sopravvivenza della piccola paziente. Il trapianto, l’unica opzione terapeutica possibile, si è rivelato insufficiente a risolvere completamente la problematica, richiedendo un intervento aggiuntivo di notevole ingegno chirurgico.L’équipe diretta dal professor Renato Romagnoli, presso la Città della Salute e della Scienza di Torino, ha dovuto affrontare una sfida inedita: la ricostruzione della vena porta, un vaso sanguigno cruciale per la funzionalità del fegato trapiantato. La vena porta, responsabile del trasporto del sangue ricco di nutrienti proveniente dal sistema digerente all’organo epatico, era compromessa dalla patologia preesistente. Per ovviare a questa difficoltà, i chirurghi hanno optato per un’autotrapianto, utilizzando la vena giugulare della bambina stessa, prelevata dal collo e impiantata al posto della vena porta danneggiata. Questa tecnica, mai precedentemente applicata in un contesto simile, ha permesso di creare un percorso vascolare stabile e funzionale, essenziale per il corretto avvio della nuova funzione epatica.L’intervento chirurgico, esteso per ben tredici ore, ha richiesto una precisione millimetrica e una profonda conoscenza dell’anatomia e della fisiologia pediatrica. L’atto medico, al di là dell’abilità tecnica, si configura come un esempio di dedizione e compassione, incarnando il massimo impegno nel salvaguardare la vita di una bambina.La madre, dopo un breve ricovero di sei giorni, è stata dimessa in buone condizioni, testimonianza della solidità dell’intervento e della sua accettazione fisiologica. La valutazione della funzionalità del nuovo fegato è estremamente positiva, con i sanitari che descrivono una ripresa ottimale e l’avvio della fase di riabilitazione nutrizionale come segnali incoraggianti per il futuro. Il traguardo raggiunto non solo rappresenta una vittoria per la bambina e la sua famiglia, ma anche un avanzamento significativo nel campo della chirurgia pediatrica e della trapiantologia, aprendo nuove prospettive per il trattamento di patologie complesse e rare.
Trapianto epatico salvavita: una neonata sfida la malattia
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