La mossa della nuova amministrazione Trump nei confronti dell’Università di Harvard rappresenta un punto di svolta nella gestione delle risorse educative statunitensi. La comunicazione ufficiale alla più antica e rilucente istituzione accademica del Paese sulla mancata assegnazione di nuove sovvenzioni federali ha suscitato reazioni contrastanti, con alcuni commentatori che la interpretano come un mezzo per costringere l’ateneo a cedere alle richieste del governo Usa.La politica anti-woke e filo-israeliana del nuovo governo sembra essere al centro di questa mossa. Il tentativo di imporre una linea politica coerente con gli orientamenti dell’amministrazione Trump suscita perplessità tra gli esperti, che ne analizzano le implicazioni sulla libertà accademica e sul ruolo delle università nel dibattito culturale statunitense.La decisione di Linda McMahon, segretario all’Istruzione, di inviare una lettera critica al rettore Alan M. Garber è stata vista da alcuni come un gesto di sfida alla tradizionale autonomia accademica delle università statunitensi. La gestione dei fondi federali e le aspettative in merito alle linee politiche da seguire rappresentano una frontiera delicata nella governance del sistema educativo Usa, con ripercussioni che interessano anche il settore della ricerca scientifica.La reazione dell’Università di Harvard a questa mossa potrebbe rappresentare un punto di svolta per la libertà accademica negli Stati Uniti. La resistenza all’imposizione di linee politiche da parte del governo Usa dal lato degli atenei statunitensi costituisce uno dei temi principali della questione, con ripercussioni che interessano la sfera culturale, politica e sociale del Paese.