giovedì, 22 Maggio 2025
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Un tentativo di evasione mette a repentaglio la sicurezza nel carcere napoletano Secondigliano: critica da parte dei carabinieri penitenziari per le condizioni di lavoro e il sovraffollamento all’interno del sistema penitenziario italiano.

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21 maggio 2025 – 09:19

Un detenuto magrebino ha tentato la fuga dal carcere di Napoli Secondigliano con un’audace arrampicata sul tetto dell’istituto penitenziario, mettendo a repentaglio la sicurezza della struttura e del personale in servizio. L’allarme è stato sollevato ieri mattina, ma grazie al tempestivo intervento dei carabinieri Penitenziari, l’episodio si è concluso senza gravi conseguenze.Tuttavia, questo episodio rappresenta solo la punta dell’iceberg di un problema strutturale che affligge il sistema penitenziario italiano: sovraffollamento, organici insufficienti e carenze infrastrutturali mettono a repentaglio la sicurezza del personale in servizio e della stessa struttura. Le condizioni di lavoro sono tali da mettere a rischio la salute fisica e psicologica dei carabinieri che quotidianamente operano all’interno delle carceri.Il sindacato Con.Si.Pe., attraverso il suo dirigente Bruno Faraldo, ha evidenziato come l’evento in questione sia solo un episodio della lunga serie di criticità strutturali e organizzative che affliggono la struttura napoletana. “L’ennesima conferma – dichiara Faraldo – che il sistema penitenziario è al collasso. Sovraffollamento, carenze infrastrutturali e insufficiente dotazione di personale mettono a repentaglio la sicurezza della struttura e la salute psicofisica del personale in servizio.”Il tentativo di evasione ha anche sollevato il tema della dipendenza dalle tecnologie di sorveglianza. “La vigilanza tecnologica non può sostituire la vigilanza umana” sottolinea Luigi Castaldo, vicepresidente nazionale del Con.Si.Pe., evidenziando come le telecamere e gli altri dispositivi tecnologici non possano prendere il posto dei poliziotti. “In un sistema come quello penitenziario – afferma Castaldo – dove è in gioco la vita delle persone, è necessaria una presenza umana attiva per garantire la sicurezza.”Il sindacato chiede dunque un intervento urgente del Ministero della Giustizia affinché vengano garantite condizioni lavorative dignitose, risorse adeguate e un piano straordinario di assunzioni per restituire dignità e sicurezza ai carabinieri in servizio. “È necessaria una rivoluzione culturale nel sistema penitenziario italiano – dichiara Faraldo – che metta al centro le persone, sia quelle detenute che quelle che lavorano all’interno delle strutture.” Solo così sarà possibile garantire la sicurezza e il benessere del personale in servizio e applicare la pena con effettiva finalità rieducativa.

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