La scena si dipana non come il quadro desolante di un evento concluso, ma come l’alba di un processo di rinascita. La visita della Ministra dell’Università e della Ricerca, Anna Maria Bernini, a Viterbo, presso la facoltà di Agraria dell’Università della Tuscia, gravemente danneggiata da un devastante incendio la mattina precedente, assume il significato simbolico di un impegno verso il futuro. L’accoglienza nel rettorato, con il Rettore Stefano Ubertini e la Sindaca Chiara Frontini, segna l’inizio di un percorso condiviso. La Ministra non si limita a dichiarazioni programmatiche; il suo gesto di recarsi personalmente in via Camillo De Lellis, indossando un casco rosso da vigile del fuoco, testimonia una volontà di comprendere appieno la portata della distruzione e di sentirsi partecipe della comunità colpita.”Siamo qui per ricostruire, e per farlo con la massima urgenza,” afferma Bernini, proiettando un’immagine di resilienza e determinazione. L’Università della Tuscia, sottolinea, non è solo una struttura fisica, ma un’istituzione fondamentale per il territorio, un polo di ricerca e formazione che non può essere interrotto. La continuità didattica e la prosecuzione delle attività di ricerca diventano priorità assolute, elementi cruciali per garantire il mantenimento del legame con gli studenti e con il mondo scientifico.La domanda sui finanziamenti necessari per la ricostruzione apre una riflessione più ampia sulle risorse a disposizione. Bernini, con una risposta che esprime fiducia e concretezza, sottolinea l’esistenza di una “buona cassaforte” ministeriale, alimentata non solo dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), ma anche da fondi propri destinati a interventi immobiliari. Questi fondi, già disponibili, costituiscono una base solida per avviare immediatamente la ricostruzione, dimostrando una capacità di risposta autonoma e tempestiva.La promessa non è solo quella di ricostruire ciò che è stato perduto, ma di farlo in modo da superare la precedente condizione, puntando a un’infrastruttura più moderna, efficiente e sostenibile. L’incidente, paradossalmente, offre l’opportunità di ripensare l’organizzazione degli spazi, di implementare soluzioni innovative per la didattica e la ricerca, e di rafforzare il ruolo dell’Università della Tuscia come motore di sviluppo per il territorio. La sfida è quella di trasformare la tragedia in un catalizzatore di progresso, un esempio di come la resilienza e l’ingegno umano possano trionfare anche di fronte alle avversità più severe. La ricostruzione non è solo un atto di riparazione, ma un investimento nel futuro dell’università e della comunità che la sostiene.
Università della Tuscia: Bernini promette una rinascita più forte
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