Il tessuto culturale italiano, e in particolare quello dell’Emilia-Romagna, si trova ad affrontare una fase di profonda riflessione a seguito di recenti valutazioni ministeriali riguardanti il settore dello spettacolo dal vivo. Queste valutazioni, che determinano l’assegnazione di risorse fondamentali per la sopravvivenza e lo sviluppo di teatri, festival e compagnie, sollevano interrogativi cruciali sul futuro delle arti performative e sul ruolo che il Ministero della Cultura intende attribuirgli.Lungi dall’essere meri esercizi di rendicontazione, queste revisioni assumono un significato politico ed economico rilevante, segnando potenzialmente un cambiamento di paradigma nel modo in cui lo Stato sostiene e valorizza la creatività artistica. La denuncia, sollevata dal Presidente della Regione Emilia-Romagna, Michele de Pascale, e dall’Assessora alla Cultura, Gessica Allegni, non si limita a contestare l’entità delle riduzioni di punteggio, ma punta a evidenziare una presunta sistematicità e un’opacità nelle motivazioni alla base di tali decisioni.Le conseguenze di questo nuovo approccio si manifestano con particolare acriliazione in contesti di eccellenza come il Festival di Santarcangelo, un’istituzione culturale di riconosciuto valore nazionale e internazionale, la cui qualità artistica è stata drasticamente sminuita, con un dimezzamento del punteggio che ne compromette l’accesso a finanziamenti essenziali. Ma il quadro è più ampio e complesso: una pluralità di festival, compagnie e progetti artistici, spesso all’avanguardia nella ricerca e nell’innovazione, si trovano a fronteggiare riduzioni di punteggio ingiustificate e, in alcuni casi, l’esclusione dal riconoscimento ministeriale. MicroMacro, Quinta Parete, ErosAnteros, Amigdala, Masque e il Teatro Sociale di Gualtieri sono solo alcuni esempi di realtà che denunciano un trattamento iniquo e penalizzante.La riduzione di fondi non è solo una questione economica; è un attacco alla diversità culturale, alla sperimentazione artistica e alla capacità di generare valore sociale ed economico per i territori. La cultura non è un costo, ma un investimento strategico per il futuro, un motore di sviluppo locale, un fattore di coesione sociale e un elemento identitario fondamentale per il Paese.L’impegno della Regione Emilia-Romagna, a sostegno delle realtà artistiche colpite e dei professionisti del settore, rappresenta un segnale forte di vicinanza e di responsabilità. L’apertura a possibili ricorsi e la volontà di difendere la cultura in tutte le sedi opportune testimoniano la consapevolezza del ruolo cruciale che le arti performative svolgono nella vita della comunità. È fondamentale, ora, che si apra un confronto trasparente e costruttivo tra tutte le parti interessate, al fine di comprendere le ragioni di questo cambiamento di rotta e di individuare soluzioni che preservino la vitalità e la ricchezza del panorama culturale italiano. L’analisi del processo decisionale, la verifica della legittimità della composizione della commissione valutatrice e la promozione di un dialogo aperto con il Ministero sono passi imprescindibili per ripristinare un clima di fiducia e collaborazione, garantendo che la cultura possa continuare a fiorire come uno dei pilastri del nostro Paese.
Valutazioni Ministeriali a Rischio: Crisi per le Arti in Emilia-Romagna
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