Sedici anni. Un arco di tempo che contrassegna un passaggio generazionale, ma che per Viareggio rimane un abisso, una frattura ancora troppo profonda nel tessuto sociale ed emotivo. La strage della stazione, il 29 giugno 2009, non è un capitolo chiuso, ma una ferita aperta che sanguina ricordi, dolore e interrogativi irrisolti.Oltre alla commozione per le 32 vittime innocenti, un velo di amarezza avvolge il pensiero di chi, come il Partito Democratico, si sente investito di una responsabilità morale e politica. Non è sufficiente la condoglianze, la partecipazione a cerimonie commemorative: è imperativo un impegno concreto, un’azione determinata per onorare la memoria delle vittime e, soprattutto, per impedire che una simile tragedia si ripeta.La giustizia, nel suo processo, ha accertato responsabilità, ma non ha placato la sete di verità che anima le famiglie, l’associazione “Il Mondo che Vorrei” e l’intera comunità viareggina. La loro lotta incessante, la loro tenacia nel chiedere conto a chi ha avuto la responsabilità di garantire la sicurezza, è un esempio di civiltà che merita rispetto e sostegno.Il PD si impegna, pertanto, a rafforzare i controlli infrastrutturali, ad implementare tecnologie all’avanguardia per la prevenzione dei rischi e, soprattutto, a promuovere una cultura della sicurezza diffusa, che coinvolga tutti gli attori sociali. Non si tratta solo di leggi e regolamenti, ma di un cambio di mentalità, di una consapevolezza collettiva dell’importanza della sicurezza come valore imprescindibile per la tutela della vita, della dignità e del lavoro.Ma la memoria non è solo un dovere verso il passato. È un motore per il futuro. Ecco perché è fondamentale il progetto del museo dedicato alla strage, un luogo fisico e simbolico in cui conservare la memoria, promuovere la riflessione, educare le nuove generazioni. Un museo che non sia un mero archivio di eventi, ma un centro di ricerca, di dialogo, di partecipazione. Un luogo che racconti la tragedia, ma anche la resilienza, la solidarietà, la speranza.La scomparsa di Donatella Francesconi, giornalista instancabile testimone di questa vicenda, rappresenta un’ulteriore perdita. La sua voce acuta, il suo impegno civile, la sua capacità di scavare a fondo nella verità ci mancheranno. La sua eredità, però, ci sprona a intensificare gli sforzi, a moltiplicare le energie, a proseguire il cammino verso la verità e la giustizia, con ancora maggiore determinazione.Si sollecita, in questo contesto, un rinnovato impulso politico e una collaborazione trasversale, superando divisioni ideologiche, per garantire l’approvazione e la realizzazione del museo. La memoria della strage di Viareggio non è una questione di appartenenza politica, ma un patrimonio collettivo che appartiene a tutta la nazione. È un monito costante, un impegno ineludibile per un futuro più sicuro e più giusto.