La vicenda di Villa Angelica, la residenza assistita per persone con disabilità situata a Budrio (Bologna) e gestita dalla cooperativa sociale Altius, si appresta a una nuova fase processuale caratterizzata da un incidente probatorio. L’inchiesta, che coinvolge undici persone tra operatori e la legale rappresentante della cooperativa, è gravata da accuse pesanti di maltrattamenti e sequestro di persona nei confronti degli ospiti, con il pubblico ministero Marco Imperato che ha formulato richiesta di rinvio a giudizio.L’attenzione del giudice unico preliminare (GUP) Domenico Truppa si è focalizzata sulla necessità di valutare la capacità testimoniale di uno dei pazienti presunti maltrattati, un elemento cruciale per garantire il diritto alla giustizia e alla partecipazione al processo da parte di un soggetto vulnerabile. Per tale ragione, è stata disposta la nomina di un perito, il cui compito sarà duplice: accertare la capacità di testimoniare del paziente e, in caso affermativo, suggerire la modalità più appropriata per la sua audizione, privilegiando forme di contraddittorio protette laddove necessario.Le indagini, condotte dai carabinieri del Nas nell’ottobre 2023, hanno svelato un quadro preoccupante: gli ospiti della struttura, alcuni di età inferiore alla maggiore età, sarebbero stati oggetto di comportamenti vessatori da parte del personale. Si parla di episodi di immobilizzazione con l’utilizzo improprio di nastro adesivo, tipicamente impiegato per imballaggi, e di reclusioni in una stanza definita “camera morbida”, situata nel seminterrato della struttura. Queste restrizioni, a quanto pare, venivano applicate sia in risposta a reazioni considerate violente, sia, in alcuni casi, in maniera preventiva, precludendo agli ospiti la possibilità di accesso a cure adeguate e sorveglianza continua. In particolare, l’attenzione si è concentrata sul paziente per il quale è stato richiesto l’incidente probatorio, accusato di essere stato sottoposto a sedazione eccessiva e di essere stato confinato nella stanza anche per prolungati periodi, in condizioni di isolamento e privo di assistenza.La denuncia che ha dato il via alle indagini è pervenuta tramite un ex dipendente, che ha fornito ai carabinieri una fotografia eloquente che documentava gli abusi. Questa prova, corroborata da ulteriori testimonianze interne, ha portato all’emissione di misure cautelari, tra cui l’arresti domiciliari per la legale rappresentante della cooperativa e divieti di avvicinamento alle persone offese per altri cinque dipendenti.Nel corso dell’udienza preliminare, il difensore di una delle imputate, l’avvocato Luca Sirotti, ha evidenziato l’ammissione in giudizio di tutte le parti civili, composte da sette o otto soggetti, tutti privati, ovvero pazienti e i loro familiari. Il processo è sospeso temporaneamente e riprenderà il 1° luglio, con la speranza di fare luce sulla verità e di garantire giustizia alle vittime di questa grave violazione dei diritti umani e della dignità umana. L’incidente probatorio si configura come uno strumento essenziale per assicurare la partecipazione al processo di un soggetto particolarmente vulnerabile, garantendo al contempo il rispetto delle procedure legali e il diritto alla difesa.